Laura Ziliani, stordita e ammazzata. A processo il "trio diabolico" di Temù

Le figlie Silvia e Paola e il fidanzato della prima alla sbarra il 27 ottobre. Negate le perizie psichiatriche

Laura Ziliani

Laura Ziliani

Brescia - Quando Silvia e Paola Zani con il fidanzato della prima Mirto Milani hanno ucciso la madre Laura Ziliani non erano lucide. Incapaci di intendere e volere. A sostenerlo è la difesa, secondo cui le condizioni psichiche dei tre avrebbero avuto bisogno di approfondimenti. Ma il gup, Gaia Sorrentino, ha rigettato l’istanza di perizia e rinviato gli imputati a giudizio. Il processo per il "diabolico trio criminale", come è stato definito dagli inquirenti, inizierà il 27 ottobre davanti alla prima Corte d’assise. Così si è concluso ieri il secondo atto dell’udienza preliminare.

A un anno e due mesi dalla scomparsa della ex vigilessa di Temù, che sabato scorso avrebbe compiuto 56 anni, c’è la data del dibattimento. In aula comparirà una famiglia dilaniata. Da un lato, sul banco degli imputati, Silvia e Paola, 27 e 20 anni, addetta in una casa di riposo la prima, studentessa di Economia la seconda, con il sopranista lecchese laureato in Psicologia, 28 anni, fidanzato di Silvia e per chi indaga amante di Paola. Omicidio pluriaggravato - anche dalla premeditazione - e occultamento di cadavere, le accuse. Sul banco delle parti civili, invece, con l’avvocato Piergiorgio Vittorini, Massimo e Michele Ziliani, i fratelli di Laura, l’anziana madre Marisa e Lucia, la figlia mezzana della vittima, affetta da disabilità. Al gup i difensori dei tre avevano chiesto di acquisire la documentazione sanitaria. Le sorelle nel luglio 2021, saputo di essere indagate per l’omicidio della madre, erano finite in ospedale per un crollo nervoso. E qualcosa di simile è successo il mese scorso a Milani, che una volta ammesso il delitto pare abbia manifestato intenzioni autolesioniste. Ma il giudice non ha ammesso una valutazione psichiatrica.

Il giallo di Laura Ziliani, un marito morto sotto una valanga nel 2012, inizia alle 11.58 dell’8 maggio 2021. La primogenita chiama i carabinieri per segnalare che la madre, grande camminatrice, non è rientrata da un’escursione mattutina. I militari accertano che la donna, impiegata nel Comune di Roncadelle, cospicuo patrimonio immobiliare in Valcamonica, la sera del 7 maggio ha raggiunto le figlie a Temù per la festa della mamma. Laura arriva alle 22.24. Dall’abitazione di via Ballardini non esce viva. Paola e Silvia, che hanno dormito con lei, e Mirto, che era in casa, riferiscono averla vista uscire tra le 7 e le 8. I racconti insospettiscono. Il telefonino della donna rende conto tramite la app Health che quello stesso mattino ha fatto solo 38 passi e la vigilessa non è passata sotto le telecamere.

L’8 agosto dei ciclisti avvistano sul greto dell’Oglio un cadavere, disseppellito da una piena. È Laura Ziliani, tre mesi prima stordita da una dose massiccia di benzodiazepine, soffocata e sepolta. Per ragioni economiche, sostiene la Procura. "Ho sempre avuto l’impressione che Mirto e le mie nipoti fossero troppo attaccati al denaro. Mirto peraltro gestisce con la madre gli averi della nostra famiglia come fossero suoi", aveva fatto mettere a verbale nonna Marisa.

Il 24 settembre il trio finisce in carcere. Con gip e magistrato, non parla mai. Ma qualche mese dopo Milani si tradisce con un compagno di cella. E a fine maggio, con in mano l’atto conclusivo dell’indagine che lo inchioda, chiede di incontrare il pm Caty Bressanelli e confessa. A stretto giro, fanno lo stesso le sorelle, restituendo una sequenza omicidiaria da brivido, comprensiva di un tentativo naufragato nell’aprile precedente, di buche scavate nei boschi come ‘tombe’, e culminato il 7 maggio. La 55enne mangia un muffin al Bromezepam, poi mezza assopita si trova un sacco di plastica in testa, una fettuccia al collo e quattro mani - quelle di Silvia e Mirto - che le stringono la gola. Finisce nel baule dell’auto e sotto terra. "Voleva ammazzarci", si giustificano gli assassini. Un movente senza riscontri.