Delitto Ziliani, in aula il trio diabolico. La difesa: "Acquisite i dati sanitari"

Temù, l’omicidio della ex vigilessa. Figlie e fidanzato confessano ma forse puntano alla perizia psichiatrica

Le sorelle Silvia, a sinistra e Paola a destra con la maglia scura

Le sorelle Silvia, a sinistra e Paola a destra con la maglia scura

Brescia - Davanti Silvia, la grande, con la maglietta bianca. Dietro Paola, la piccola, con la maglietta nera. Le sorelle Zani, accusate di avere ucciso la madre, Laura Ziliani, la 55enne ex vigilessa di Temù, con la complicità del fidanzato della prima, Mirto Milani, sono arrivate ieri mattina in tribunale dal carcere di Verziano poco dopo le nove. In manette. In contemporanea da Canton Mombello è stato trasferito al palagiustizia anche il 29enne sopranista lecchese.

Il diabolico trio criminale, così lo hanno definito gli inquirenti, che ora risponde di omicidio pluriaggravato a occultamento di cadavere, alle 10 era davanti al gup, Gaia Sorrentino, per l’udienza preliminare. Circa tre ore di udienza blindata, al cui esito è seguita una precipitosa fuga dalla stampa delle parti, durante la quale hanno avuto spazio le questioni formali. Per la discussione vera e propria, e a seguire la decisione del giudice, si dovrà attendere il 4 luglio. Ieri si sono costituiti parte civile Massimo e Michele Ziliani, i fratelli di Laura, presenti in aula, l’anziana madre Marisa e Lucia, la figlia mezzana della vittima, disabile. L’unica mai indagata e completamente estranea alla tragica esecuzione. Una costituzione contro cui sono state sollevate eccezioni, tutte respinte. A rappresentare questa famiglia dilaniata sarà l’avvocato Piergiorgio Vittorini. Dal canto loro Paola, Silvia e Mirto tramite i difensori hanno chiesto l’acquisizione della registrazione degli interrogatori in carcere (con le confessioni rese nemmeno un mese fa dopo un anno di silenzio), e della loro documentazione sanitaria.

Quale sia la ragione per ora non è dato sapere. Qualcuno sostiene sia un atto prodromico alla richiesta di una perizia sulle condizioni psichiche dei ragazzi. Quantomeno di quelle di Mirto, che nelle ultime settimane è apparso prostrato ed è pure finito anche in ospedale per intenzioni autolesioniste. Allo stato però nessuna istanza è stata avanzata. Laura Ziliani, che sabato prossimo avrebbe compiuto 56 anni, scompare dalla sua abitazione in Valcamonica l’8 maggio 2021. Paola e Silvia, 20 e 27 anni, si affannano a diffondere alla Tv appelli disperati per la mamma mai più rientrata da una camminata tra i monti. Tre mesi dopo il corpo riaffiora sul greto del fiume Oglio. Il pm Caty Bressanelli e i carabinieri non hanno dubbi: Laura è stata stordita da una dose massiccia di benzodiapzepine, soffocata e sepolta. E gli assassini sono Paola, Silvia e Mirto, per chi indaga fidanzato di entrambe.

Il primo a crollare davanti al magistrato. I tre hanno ricomposto una sequenza omicidiaria da brivido, comprensiva di tentativo naufragato nell’aprile precedente. Hannosomministrato alla ex vigilessa una tisana al Bromezepam, l’hanno lasciata addormentare e le hanno infilato un sacco di plastica in testa. Le hanno legato una fettuccia al collo e con quattro mani - quelle di Silvia e Mirto, pare - l’hanno finita. Quindi l’hanno caricata nel baule dell’auto. L’unico aspetto non ammesso dagli imputati, di cui invece la procura è convinta, è stato il movente economico. A indurli a ucc idere a loro dire sono stati i forti conflitti con la donna, dipinta come maltrattante.