Brescia, tema insufficiente alla maturità. Ma al Tar piace: "Ora i prof lo rivalutino"

La sentenza: "Giudizio illogico". E il provveditore deve nominare una nuova commissione d’esame

Studenti delle superiori al primo giorno di maturità

Studenti delle superiori al primo giorno di maturità

Brescia - Probabilmente a molti fra i più bravi al liceo durante la grande prova dell’esame di stato sarà capitato di incappare in un tema sbagliato. E tanti fra loro avranno immaginato per anni di potersi giocare la chance una seconda volta, pensando che i professori non avessero capito bene, valutato in modo giusto, ragionevole, il loro lavoro. Per qualcuno, invece, la fantasia di rivincita si trasformerà in realtà. Anche se probabilmente non si saprà mai perché la prova di italiano di una studentessa che per 5 anni ha avuto voti eccellenti sia stata valutata come insufficiente, il Tar ha comunque deciso che è giusto riaccendere quanto meno la speranza per la giovane, ormai iscritta all’università, di rendere giustizia al tema del suo esame di maturità.

La storia arriva da Brescia e potrebbe sembrare marginale rispetto alle grandi questioni normalmente portate davanti ai tribunali.  Non lo è certamente per la ragazza, alunna di un liceo scientifico della città, che nel 2019 fu ammessa agli esami di maturità con una media di 8,82 su 10, con voti dall’8 al 10 in tutte le materie, compreso italiano (8/10). Ecco perché quando sono arrivati i voti delle singole prove, gli 8 punti su 20 (praticamente un 4) che la commissione ha dato al suo tema sono stati per lei una doccia gelata. Spiazzante il giudizio emerso dagli atti a cui la famiglia ha fatto accesso: insufficiente l’ideazione e pianificazione del testo, la padronanza lessicale, la correttezza grammaticale, l’uso della punteggiatura, la coerenza del percorso ragionativo. Un disastro, insomma. Possiamo solo immaginare lo choc di una studentessa modello di fronte a tale giudizio, che ha portato ad una votazione complessiva di 78/100 dell’esame di maturità: non certo quello che si aspettava per presentarsi in università (seppur intrapresa poi brillantemente) e per affacciarsi nel mondo del lavoro, dove anche il voto di maturità conta.

La ragazza e la sua famiglia hanno così deciso di ricorrere al Tar per chiedere l’annullamento del voto della prima prova. Come ricordano i giudici di via Zima, i giudizi dei docenti appartengono alla categoria di valutazioni «sottratte al sindacato di legittimità del giudice, a meno che non siano manifestamente illogiche, irrazionali, irragionevoli, arbitrarie ovvero fondate su un altrettanto palese e manifesto travisamento dei fatti o, ancora, salvo che non vengano in rilievo specifiche censure circa la plausibilità dei criteri valutativi o la loro applicazione».

E sembra proprio questo il caso della studentessa bresciana. Al punto che i magistrati amministrativi si sono trovato, una volta tanto, non per riguardare le pieghe di un bando d’appalto contro cui ricorre un escluso, o una delibera amministrativa, ma i lindi fogli da protocollo vergati a mani dalla ragazza in quel giorno tanto importante. Hanno letto, entrando nella mentalità di un professore. Rimasti perplessi di fronte ad un tema da 4 scritto da una studentessa con voti eccellenti, i giudici hanno dato un’occhiata alla prova, e lo hanno fatto con attenzione crescente. Alla fine, nella loro sentenza, hanno definito la lettura «illuminante. «Non occorre una specifica qualificazione o competenza professionale – hanno messo nero su bianco i magistrati amministrativi - per riscontrare l’erroneità o comunque l’irragionevolezza e l’arbitrarietà (se non il travisamento dei fatti) di taluni giudizi». Il tema, insomma, ai giudici non è affatto sembrato da 4. Il votaccio è anzi virtualmente finito sulla pagella dei professori della commissione.

Da qui la decisione di accogliere il ricorso presentato dalla famiglia, disponendo quindi che l’Ufficio scolastico regionale della Lombardia nomini una nuova commissione che esamini il tema. Dopo 3 anni da quel giorno fatidico, la studentessa dovrà così rivivere l’attesa per la nuova valutazione, con la speranza di veder modificato in meglio il voto di maturità.