Brescia, Manuela Bailo uccisa dall'amante per un tatuaggio

Questo il motivo del litigio culminato con la morte della 35enne

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Brescia, 22 agosto 2018 - Un tatuaggio. Manuela Bailo è morta per una banale lite per un tatuaggio. A raccontarlo è stato Fabrizio Pasini quando lunedì all’alba è crollato e ha ammesso di avere spinto lungo le scale della casa della madre, a Ospitaletto, la 35enne di Nave. "Dovevamo fare un tatuaggio insieme, un simbolo per noi – ha spiegato Pasini ricordando quello che è accaduto all’alba del 29 luglio – Io mi sono fatto le iniziali dei figli e lei se l’è presa perché avrebbe voluto una cosa più nostra. Ero stanco, indolenzito dopo la caduta che mi ha fatto finire fino all’alba al pronto soccorso con una costola incrinata e con mia moglie che mi stava cercando con insistenza. Ci siamo messi a litigare e ho spinto Manuela come per allontanarla ed è caduta dalle scale che scendono verso l’interrato della casa. Non volevo farle male". L’autopsia terminata ieri ha confermato la presenza di una frattura sul cranio della 35enne, ma la lesione non sarebbe sufficiente a giustificare la morte di Manuela. "Ci sono altre concause", ha spiegato il medico. Quali non è facile stabilirlo. Manuela potrebbe essere morta dissanguata o soffocata, di certo c’è che non sarebbe morta sul colpo. I tanti giorni trascorsi dalla morte al ritrovamento del cadavere hanno deteriorato il corpo. La carotide ad esempio è stata consumata dalla lunga esposizione all’aria e quindi è per il momento difficile individuare ed isolare eventuali segni di strozzamento o strangolamento. Fabrizio Pasini, 48enne sindacalista sposato e padre di due figli, da lunedì è in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. "Quando l’ho vista in terra non ho capito più nulla – ha detto in lacrime al suo legale, l’avvocato Pietro Paolo Pettenadu, che ieri lo ha incontrato in carcere –. Dovevo chiamare i soccorsi e invece sono entrato nel panico. Ho visto il sangue per terra e credevo fosse morta".

Pasini ha raccontato che dopo la spinta ha sentito il tonfo e quindi di essere corso fino ai piedi della ripida scala. "Ho visto che c’era del sangue e aveva perso i sensi – ha spiegato agli inquirenti - L’ho portata nel bagno della cantina e ho cercato di rianimarla con dell’acqua. Lì ho visto che perdeva tantissimo sangue. Ho pensato fosse morta. L’ho lasciata in quella stanza, ho ripulito le scale perché non volevo che i parenti che abitano al piano di sopra potessero insospettirsi e me ne sono andato a casa". Ventiquattro ore dopo il 48enne è tornato nella casa della madre, ha messo il corpo di Manuela in un sacco e l’ha portato fino ad Azzanello, nel Cremonese, dove l’ha nascosto nella vasca per la raccolta dei liquami di una cascina dove più volte si era recato con alcuni amici per “giocare” a softair. La sua versione potrebbe essere confermata o smentita dal sopralluogo che questa mattina – o al massimo domani – sarà svolto nella casa di Ospitaletto.