Brescia, la figlia di Souad: "Non voglio più vedere mio padre, ha ucciso la mamma"

La donna è scomparsa nel giugno 2018. La piccola è stata ascoltata dal giudice in audizione protetta. Adbelmjid El Biti è imputato di omicidio premeditato

Souad Alloumi Il corpo non è mai stato trovato

Souad Alloumi Il corpo non è mai stato trovato

Brescia, 29 novembre 2019 - "Non voglio più vederlo, potrebbe fare del male anche a me e a mio fratello. È stato mio padre a uccidere la mamma. Lei non ci avrebbe mai abbandonato". Ha parlato a lungo, lucida e consapevole anche se ha solo 10 anni, Yasmine, la figlia maggiore di Souad Alloumi, la 29enne marocchina svanita la notte tra il 3 e il 4 giugno 2018 dalla sua casa di Brescia, dove si era trasferita con i bimbi dopo una travagliata separazione dal marito costellata da botte e minacce. Per la Procura dietro quella scomparsa c’è lui, Adbelmjid El Biti, 51 anni, in carcere e sotto processo per omicidio premeditato aggravato, soppressione di cadavere, stalking, maltrattamenti, violenza sessuale e minacce.

Ieri la corte d’assise ha sentito la primogenita della coppia in audizione protetta. Secondo l’accusa infatti l’operaio di Seniga, ossessionato dalla gelosia e dalla ritrovata libertà di Souad, ha strangolato la moglie nel suo monolocale mentre i due bimbi dormivano. Poi l’ha chiusa in un trolley, caricata nel baule della Mercedes e ha fatto sparire il corpo chissà dove. Yasmine e il fratellino Adam, 5 anni, la mattina seguente si svegliarono soli. Non trovando la mamma, la bimba bussò a un vicino e l’uomo telefonò al padre per segnalare che i figli erano preoccupati. El Biti però non si precipitò. Si recò dai piccoli solo il giorno seguente, dopo avere segnalato ai servizi sociali che la ex aveva abbandonato la prole. A suo dire la consorte era scappata, tanto è vero che la sera precedente, disse, quando era stato a casa per riconsegnarle i bambini, lei si era messa elegante. "Impossibile - lo ha smentito Yasmine -. La mamma non ci lasciava mai soli. E quella sera era in pigiama". Con il presidente Roberto Spanò, la bimba ha ripercorso anni di violenze subite da Souad. I bimbi vedevano tutto. Pugni, schiaffi, tirate di capelli. "La mamma non reagiva perché sapeva che sarebbe stata pestata ancora di più. Una volta Adam ha morsicato papà per farlo smettere. Picchiava anche me con un bastone".

All'epoca la figlia riferì di avere sentito i genitori litigare la notte della scomparsa. Ieri invece Yasmine ha dato un’altra versione: "Non ricordo litigi quella sera. Credo che il papà ci abbia messo nella minestra un veleno (un sonnifero, ndr)". Secondo la piccola il padre qualche settimana prima aveva anche dato un sinistro avvertimento: "Ci aveva lasciato un numero da chiamare semmai la mamma non fosse più tornata a casa". Ieri i giudici, con al seguito avvocati, pm e genitori della vittima, su richiesta della difesa hanno eseguito un sopralluogo nel monolocale di Souad, che si affaccia su una corte in via Milano 138. Uno spazio di 30 metri quadri. L’obiettivo per i difensori dell’imputato era smontare la prova regina, il filmato della telecamere sul retro del bar Le Rose che inquadrano El Biti uscire tra il 3 e il 4 giugno 2018 dall’appartamento di Souad con un trolley. Grazie a una app del telefono della barista, è stato eseguito un esperimento: una persona è uscita dal portone dell’appartamento e si è infilata in una porta secondaria di un altro bar, il Nones, camminando a ridosso del muro. È emerso un cono d’ombra non inquadrato dall’occhio elettronico. Dunque in linea teorica la donna avrebbe potuto raggiungere via Milano e dileguarsi senza essere vista. In aula è stata ascoltata poi la titolare del locale in questione. Se il bar fosse aperto quella notte è cruciale, ma non è chiaro. Un volantino postato su Instagram attesta che il Nones fu inaugurato il 21 aprile 2018. La signora però si è contraddetta: "Era un errore, l’apertura è stata il 23 maggio, poi ho chiuso per dei controlli e riaperto il 21 giugno".