Uccise il ladro, deve pagare. Serle apre il portafogli: "Mirco lo aiutiamo noi"

Colletta a offerta libera nei negozi

La raccolta fondi in un bar del paese

La raccolta fondi in un bar del paese

Serle (Brescia), 21 dicembre 2017 - «Amici, da domani nella maggior parte di ristoranti bar ed esercizi pubblici di Serle troverete cassette in cui potete liberamente fare la vostra offerta per un sostegno economico alle gravose spese giuridiche in cui sta andando incontro il nostro Mirco. Sappiamo già di essere un paese unito e adesso dobbiamo esserlo più che mai, in un momento così difficile e delicato».

Così recita un cartello comparso fuori da un ristorante di Serle, il paese della provincia di Brescia dove vive Mirco Franzoni, il meccanico condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione per avere ucciso nel dicembre di quattro anni fa un ragazzo albanese, il 26enne Edursd Ndoj, che poco prima aveva cercato con un complice di mettere a segno un furto nella casa di suio fratello. «Quella sera sono uscito armato perché pensavo che i banditi fossero armati – ha spiegato Franzoni prima agli inquirenti e quindi alla corte d’Assise di Brescia che sette giorni fa lo ha condannato – Non mi sono preoccupato se il fucile fosse carico o meno: non ho pensato se la sicura fosse inserita o meno. Quando mi è venuto davanti abbiamo avuto una collutazione ed è partito un colpo. Una volta a terra ho provato ad aiutarlo, ma era tardi». Una ricostruzione alla quale la Procura e i giudici non hanno creduto, con il ladro rincorso in paese per un’ora e poi bloccato senza via di fuga. «Sarebbe bastato chiamare i carabinieri e il processo sarebbe per furto, non per omicidio», ha scandito il pubblico ministero. E la Corte ha deciso per nove anni e quattro mesi.

Ma i cittadini del paese della Valle Sabbia una volta di più si sono stretti attorno al proprio compaesano che una settimana fa è stato ritenuto responsabile di omicidio volontario. Che Serle fosse dalla parte del meccanico 33enne lo aveva già fatto sapere qualche giorno dopo il sindaco Paolo Bonvicini. Il primo cittadino aveva voluto rispondere al pubblico ministero che nel corso della sua requisistoria aveva accusato gli abitanti del centro valsabbino di omertà. «Far passare tutto il paese come omertoso è inacettabile – aveva commentato a 48 ore dalla sentenza di condanna il sindaco – Come amministrazione siamo vicini a Mirco e alla sua famiglia per la situazione drammatica che stanno vivendo». Alle parole dell’Aministrazione comuanale fa ore seguito la raccolta fondi organizzata nel paese per venire incontro alle spese legali e di risarcimento che la famiglia del 33 enne meccabnico dovrà affrontare nel prossimo futuro. La corte d’Assise ha inofatti disposto che Franzoni, come provvisionale, versi 50mila euro ai genitori del 26enne albanese e 25mila al fratello del ragazzo.