Bambina scomparsa a Serle, il papà: "Iushra può essere ancora viva"

Il padre non demorde: "Forse non tutto è perduto". In centinaia sfilano per lei

Iushra Gazi

Iushra Gazi

Serle (Brescia), 20 luglio 2019 - Un anno esatto fa – era la mattina del 19 luglio 2018 – Iushra Gazi, 11 anni, si mette a correre nei boschi di Serle e nessuno la trova più. Nessuna traccia, nessun lembo di abiti né di scarpa, nessuno che ha visto nulla. Una ragazzina affetta da autismo in gita con la Fopab Anffas, che aveva portato a Cariadeghe altri 14 disabili, sembra essersi volatilizzata.

Un grande mistero finito sotto inchiesta – l’operatrice che aveva tentato di inseguirla, Roberta Ratti, è imputata di omicidio colposo e l’udienza preliminare inizierà il 26 settembre – che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, tanto che ieri sera in molti sono tornati sull’altipiano per ricordare Iushra. Tra i sentieri che nascondono grotte e pozzi carsici, gli stessi che aveva percorso lei. La Protezione Civile, con il patrocinio del Comune di Serle e la Provincia, ha organizzato una camminata commemorativa sulle tracce della ragazzina scomparsa. L’appuntamento era alle 19,30 al rifugio degli Alpini e poi il serpentone del ricordo, con le stesse persone che erano state in prima linea nel luglio 2018, si è arrampicato fino al Monastero di San Bartolomeo. Più volte il santuario le notti della scorsa estate durante le disperate battute di ricerca aveva tenuto le luci accese nella speranza di dare un riferimento alla piccola.

In prima fila naturalmente c’era Mohammed Liton Gazi, il padre dell’adolescente di origine bengalese. Ricevuta la telefonata della sparizione della figlia, Gazi si era subito fatto accompagnare lassù e aveva battuto i boschi personalmente. Per dieci giorni e dieci notti non era mai tornato a casa. «È il trascorso più brutto della mia vita - sospira l’uomo, volto triste e scavato -. Non sapevo che Cariadeghe fosse un posto così pericoloso, nessuno mi aveva informato dei rischi». Iushra, compulsione a correre, anche la settimana prima di sparire era sfuggita agli educatori della Fopab e si era lanciata dentro il lago di Garda. Ma era stata recuperata. «Dicono che Iushra sia morta, ma dov’è la prova? Perché non può essere viva? Io a volte penso che non sia tutto davvero perso».

Dopo avere visto rientrare a vuoto i 1.500 ricercatori che avevano setacciato l’altipiano da cima a fondo fino alla fine di luglio – e poi altre due volte in autunno – Gazi si era convinto che doveva essersi trattato di un rapimento. Qualche malintenzionato che magari si era imbattuto in lei, era il sospetto, mai fugato da parte del 49enne. I pm Donato Greco e Antonio Bassolino hanno provato a indagare anche in questa direzione, tentando persino di incrociare tabulati telefonici di personaggi sospetti o con qualche precedente problematico con minorenni e celle telefoniche della zona, ma non hanno trovato nulla. «Vediamo che cosa salterà fuori al processo – dice il padre, annunciando la presenza in tribunale - . Io so solo che ho lasciato mia figlia nelle mani della Fobap e non me l’hanno più riportata a casa. Qualcuno mi dovrà spiegare». La comunità bengalese ha organizzato anche un secondo appuntamento in memoria di Iushra: domani, alle 19, in piazza Rovetta a Brescia si terrà un presidio capitanato dai genitori.