Brescia, morì in seguito alle botte: il processo dopo 21 anni

Arriva in aula il caso di un clochard deceduto a Chiari nel settembre del 1999. Scontro sulle perizie mediche: "Trauma cranico letale", "No, fu meningite"

Il caso di Bajram Muca è arrivato in tribunale 21 anni dopo la sua morte

Il caso di Bajram Muca è arrivato in tribunale 21 anni dopo la sua morte

Brescia, 30 settembre 2020 - Sono passati 21 anni dalla morte di Bajram Muca, clochard albanese deceduto il 7 settembre del 1999 dopo una rapina con pestaggio sotto un ponte nelle campagne di Chiari. Una morte controversa, che gli esperti all’epoca attribuirono a meningite, e invece adesso si parla di botte letali. Così ieri davanti alla Corte d’assise presieduta da Roberto Spanò si è aperto un processo per omicidio volontario. Imputato , Lulzim Rubjeka, 41enne dell’Albania. Della medesima accusa risponde un secondo uomo, mai identificato. Ai due sono contestati pure lesioni e sequestro, reati andati prescritti. Il procedimento è rimbalzato per 20 anni tra Procura, gip e consulenti ed è pieno di colpi di scena. Il 4 settembre 1999 la vittima e altri senzatetto finirono nel mirino di un paio di connazionali che puntavano a soldi e orologi, a loro dire rubati ai legittimi proprietari, e scatenarono un pestaggio con bastoni. Muca il 7 settembre morì in ospedale in circostanze poco chiare.

Il decesso pareva ovvio epilogo della rapina, ma l’autopsia del professor Francesco De Ferrari diede un esito a sorpresa: il 36enne appariva affetto da meningo-encefalite, e fu la malattia a provocare la morte. Il gip dell’epoca Emilio Quaranta nel frattempo emise un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Lulzim, tornato in Albania, ma il fascicolo rimase in un cassetto e l’uomo rimase latitante fino al 2016, quando fu arrestato con un mandato di cattura internazionale. Il Riesame però, non ravvisando più le esigenze cautelari, lo rimise in libertà. Nel 2017 la pm Caty Bressanelli decise di chiudere quel vecchio fascicolo sfociato in nulla di fatto chiedendo l’archiviazione, ma il gip lo rimandò indietro chiedendo nuove indagini. Di recente è stata affidata una nuova consulenza necroscopica al dottor Dario Raniero, della Medicina legale di Verona, e al collega Matteo Brunelli. E i due hanno riportato in auge l’evento traumatico come causa della morte. Ieri in aula sono sfilati sia De Ferrari, che ha ribadito la tesi della meningite, sia Raniero e Brunelli, certi del trauma cranico letale. Sentito pure un cugino di Muca: "Era una brava persona, padre di due figli, venuto a Brescia per trovare un lavoro. Non mi risulta avesse problemi di salute".