«Infiltrazioni criminali nel traffico dei rifiuti fino all’ex Selca»

Il pg Dell’Osso alla Commissione parlamentare. Per anni rifiuti tossici sono rimasti all’aperto, senza neanche la copertura di un telo, vicino al fiume Oglio. «È ragionevole correlare l’inquinamento accertato nelle acque sotterranee – conferma l’epidemiologo - a un dilavamento dei rifiuti esposti agli agenti atmosferici» di Federica Pacella

La Commissione parlamentare in visita alla Selca di Berzo Demo

La Commissione parlamentare in visita alla Selca di Berzo Demo

Berzo Demo, 27 agosto 2015 - Infiltrazioni criminali all’ex Selca? «Sì, ci sono». A domanda secca del presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (in missione a Brescia nel giugno scorso), arriva la risposta secca del procuratore generale di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso. «Tenete presente - si legge nel resoconto pubblicato di recente - che nel distretto e in questo settore, cioè quello dello smaltimento di rifiuti, con teorie di camion che vengono dalla Campania e da mille altri posti a Brescia, la presenza della criminalità organizzata è un’assoluta costante». Al centro dell’audizione l’ex Selca di Berzo Demo, azienda che operava nel settore dello smaltimento rifiuti, fallita nel 2010. Nello stesso sito hanno sversato sostanze pericolose prima la Union Carbide Corporation, dal 1966 al 1990, poi la UCAR Carbon Italia fino al 1994, poi la Gravitech, per arrivare alla Selca, che ha trattava rifiuti tossici, presentandosi come un’azienda super specializzata, con tanto di permessi di Arpa e Regione. «La realtà è che tutta questa specializzazione non l’aveva».

L’ex Selca vendeva anche rifiuti tossici quali combustibili ad acciaierie e cementifici anche nel bresciano: in questo modo, provocando la dispersione in atmosfera delle sostanze pericolose già deterioratesi. Dal 2009, 23mila tonnellate di rifiuti pericolosi e nocivi sono arrivati dalla Tomago Aluminium Company, impresa australiana su cui pure sono state avviate delle indagini. Attualmente l’ex Selca è coinvolta in tre procedimenti penali.

A gestire l’ultimo, il procuratore aggiunto Sandro Raimondi. «23mila tonnellate contestate non sono assolutamente sufficienti secondo me, ma anzi verranno più che decuplicate. Avremo ancora una decina di soggetti sottoposti a indagine». Per anni rifiuti tossici sono rimasti all’aperto, senza neanche la copertura di un telo, vicino al fiume Oglio. «È ragionevole correlare l’inquinamento accertato nelle acque sotterranee – conferma l’epidemiologo di Asl Michele Magoni - a un dilavamento dei rifiuti esposti agli agenti atmosferici».

Nonostante il curatore fallimentare (che è indagato) abbia a disposizione circa 9 milioni di euro, non ha avviato nessuna bonifica e sembrerebbe più interessato a pagare i creditori «Possono esserci creditori legati alla criminalità organizzata o a usurai o via discorrendo. Questa può essere una delle spiegazioni», sottolinea Dell’Osso. Preoccupato il sindaco Giovan Battista Bernardi: «Tante volte il tema è stato sollevato anche in ambito popolare, ma la risposta era che c’erano i controlli e le autorizzazioni».