Brescia, scuole alle prese con la crisi di presentazione

Spot "classisti": dopo l’Arnaldo, tocca al Comprensivo Ovest 1 e Franchi Sud 2 . Ma anche politicamente corretti come all’Abba Ballini

L’ingresso dell’Arnaldo: la scuola ha modificato il testo dopo le polemiche

L’ingresso dell’Arnaldo: la scuola ha modificato il testo dopo le polemiche

Brescia, 19 gennaio 2020 - Una realtà variegata, in cui il contesto socio-economico incide sulla programmazione scolastica e sui risultati degli studenti. È uno spaccato di grande complessità e di sfide educative quello che emerge dai Rav, Rapporti di autovalutazione delle scuole pubbliche bresciane sul sito ministeriale ‘Scuole in chiaro’. La fama del portale è cresciuta nei giorni scorsi per la descrizione accusata di classismo di una scuola romana, caso molto simile a quello che ha coinvolto anche il liceo Arnaldo di Brescia. In realtà, nella presentazione di tutti gli istituti si trovano riferimenti più o meno dettagliati al contesto socio-economico.

«L’utenza dell’Istituto Comprensivo – si legge ad esempio nella pagina dell’IC Ovest 1 – è caratterizzato da due fasce nettamente distinte dal punto di vista socio-economico: infatti la presenza di molti alunni stranieri ( la percentuale è di 62,05% di stranieri su un totale di 1083 alunni) è soprattutto concentrata in 5 scuole su 6 e precisamente solo in una scuola primaria la percentuale degli alunni stranieri è del 28% su 334 alunni, nelle altre scuole la percentuale di alunni stranieri è del 70%, il livello socio economico delle famiglie degli alunni stranieri è basso mentre laddove la percentuale delle famiglie italiane è più alta della percentuale delle famiglie straniere, il livello economico è medio alto".

Diverse scuole sottolineano che la diversità è fonte di opportunità. All’Abba Ballini scrivono che "sono proprio gli studenti stranieri che, essendo portatori di culture ancorate a valori forti, fanno da contraltare ad un certo annacquamento motivazionale e valoriale che sembra caratterizzare gli studenti autoctoni". In quasi tutte le presentazioni, però, emerge come il contesto di provenienza degli studenti influenzi la vita scolastica, nel bene e nel male. Sempre l’IC Ovest 1 spiega che "non è direttamente proporzionale che ad un basso livello economico corrisponda una difficoltà apprenditiva dell’alunno, di fatto però riscontriamo che è altrettanto vero che un basso livello economico rappresenta una variabile significativa nella storia scolastica dell’alunno".

Emblematica la presentazione dell’IC Franchi Sud 2, in cui si legge che "il livello culturale e la condizione lavorativa di molte famiglie, anche straniere ma non solo, rappresentano vincoli in quanto faticano a stimolare e motivare adeguatamente i propri figli". E ancora: "Tutto ciò non favorisce il rapido raggiungimento di traguardi di miglioramento che, la collaborazione avviata con genitori in genere di livello socioculturale medio-alto, intende perseguire con riferimento alla vision e mission della scuola". In realtà, le autovalutazioni delle scuole dovevano servire ad uso interno e, prima di essere pubblicati, dovevano essere revisionate in sede ministeriale. Poi i fondi per la valutazione non sono più stati erogati, e così sono finiti online così come erano stati scritti. Si spiegano così alcune descrizioni per nulla “politicamente corrette“. «La richiesta di descrivere il contesto – chiarisce il dirigente dell’ufficio scolastico Giuseppe Bonelli – era finalizzato ad individuare le azioni del piano di miglioramento, nonché per poter mirare bene l’uso delle risorse, ad esempio per il potenziamento". Quanto alle accuse di classismo e discriminazione, per Bonelli si tratta di "casi un po’ montati, una falsa notizia. A Brescia poi c’è una lunga tradizione di integrazione".