Reddito cittadinanza e inclusione: al lavoro i primi 30 beneficiari

Sono le persone che hanno siglato un patto con la Loggia. Bambini allontanati:. un capitolo molto complicato

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Arriveranno la prossima settimana negli uffici delle anagrafi decentrate i primi 30 bresciani beneficiari di reddito di cittadinanza che hanno siglato il patto per l’inclusione sociale col Comune di Brescia. Si occuperanno di supportare i dipendenti nel mantenimento delle regole anti-Covid.

"Il principio – ha spiegato Silvia Bonizzoni, responsabile servizi alla persona nell’apposita commissione consigliare – è che chi riceve il reddito di cittadinanza è una risorsa per la comunità e si impegna ad evolvere dalla situazione di povertà". Altri saranno assegnati ad altre funzioni, come pulizia dei parchi, manutenzione del verde, digitalizzazione dei documenti. Tuttavia, i numeri da gestire da parte del settore di Servizi alla persona sono imponenti: su 3850 beneficiari nell’ambito 1 (Brescia e Collebeato), sono 1.500 quelli in lista per il patto per l’inclusione.

"Trovare la selezione giusta per 1.500 persone non è impresa da poco – ha sottolineato Bonizzoni – forse al Ministero hanno un po’ sottovalutato questa partita". Solo ieri, per altro, c’è stato l’incontro con i 2 navigatori bresciani che devono invece gestire i 1.800 in lista per il patto per il lavoro. "Abbiamo dovuto supplicare la Provincia per darci udienza. Ci siamo accordati su come loro posso segnalarci chi ha delle fragilità e su come noi possiamo indicare loro chi è già pronto per passare al patto per il lavoro. Ci sono voluti 18 mesi per andare a regime", prende atto precisa Bonizzoni. Lavoro e povertà sono solo alcuni dei capitoli all’interno del Piano di zona del Comune che, come sottolineato dall’assessore Marco Fenaroli, durante il lockdown, ha continuato a mettere in campo attività per i minori.

Capitolo sempre molto delicato è quello dei bambini allontanati dalle famiglie, il cui numero sarebbe comunque in calo, grazie anche al lavoro con la Procura. "Nel 2019, sono stati 93 sugli 897 raggiunti da provvedimento dell’autorità minorile – spiega Bonizzoni – si fa di tutto perché i minori restino nel loro nucleo famigliare, nel migliore de modi. Altra cosa è la prevenzione: sono 1500 bambini in carico per difficoltà relazionali ed economiche, dove la magistratura non è ancora entrata".

Sempre molto difficile, invece, la ricerca delle famiglie affidatarie. "Il tema non è solo l’affido – sottolinea Bonizzoni – ma anche la disponibilità delle famiglie ad affiancare quelle di origine, per intervenire in modo preventivo in una logica di peer education".

Federica Pacella