Brescia, omicidio di Sana Cheema: tutti assolti. Liberati padre e fratello

Lo ha deciso un tribunale pachistano per "mancanza di prove certe". L'assessore: Brescia e Milano le intitolino un parco

Sana Cheema, 25 anni

Sana Cheema, 25 anni

Brescia, 15 febbraio 2019 - Un tribunale pachistano ha assolto "per mancanza di prove certe" il padre, lo zio e il fratello di Sana Cheema, la 25enne italo-pachistana portata via da Brescia nell'aprile del 2018 per costringerla a nozze combinate nel Paese d'origine della famiglia e poi uccisa perché le aveva rifiutate. I familiari avevano inizialmente detto che Sana era morta per cause naturali, ma l'autopsia rivelò che era stata strangolata.

Dopo tre mesi di processo, il giudice Amir Mukhtar Gondal, del tribunale di Gujrat, nel Punjab, ha ordinato il rilascio del padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, dello zio Mazhar Cheema e del fratello Adnan per mancanza di prove che scongiurino "ogni ragionevole dubbio". Durante le indagini, i tre familiari confessarono di aver ucciso Sana perché aveva "disonorato" la famiglia. Confessione poi ritrattata.

"Purtroppo, nessuno pagherà per la morte di Sana Cheema - commenta l'assessore di Regione Lombardia alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale Riccardo De Corato  - è una notizia ingiusta che sconforta tutti noi. Gli undici indagati per il suo omicidio sono stati tutti assolti per mancanza di prove. Cosè Sana è stata uccisa per la seconda volta.  Le città di Milano e di Brescia, diano un segnale forte ed onorino la memoria di Sana. Sarebbe bello che le venisse intitolato un parco, un qualsiasi luogo per ricordarla a tutti noi con una targa. Per esempio, l'intitolazione di qualche centro di ascolto per le donne maltrattate o vittime di violenza, potrebbe utilizzare il nome di Sana Cheema per lanciare un messaggio forte e chiaro: noi siamo con voi, non abbiate paura di denunciare" 

Per Viviana Beccalossi, bresciana e consigliere regionale in Lombardia, "Fa ancora più orrore sapere che dopo l'autopsia che accertò l'omicidio per strangolamento, fu proprio il padre a confessare le sue colpe. Ma questo, evidentemente, non basta. Mentre in Consiglio regionale lavoriamo a una risoluzione per estendere ulteriormente diritti e protezioni alle bambine, oggi siamo costretti a leggere notizie del genere".