Provincia di Trento contro Lombardia Guerra congelata sul lago d’Idro

Motivo del contendere i prelievi che avrebbero fatto venir meno il deflusso ecologico dello specchio d’acqua. Operazioni ritenute necessarie per salvare la campagna irrigua

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di Federica Pacella

La guerra dell’acqua, tra Provincia autonoma di Trento e Lombardia, per ora è congelata. Un paio di settimane fa, il vicepresidente della PaT, Mario Tonina, in un’intervista con la stampa locale aveva definito "grave" la decisione di Regione Lombardia e Aipo di abbassare il livello del lago d’Idro di 50 cm, in deroga rispetto al livello minimo previsto per la quota dell’Eridio.

Il prelievo, che per 12 giorni ha fatto venir meno il deflusso ecologico del lago (è stato interrotto l’emissario fiume Chiese all’incile del lago), era stato ritenuto necessario per salvare la campagna irrigua, vista la situazione di estrema severità idrica. Tonina aveva spiegato che gli uffici avevano già segnalato alla Procura "il non rispetto delle regole perché la posizione del Trentino è sempre stata chiara: quella di rispettare le direttive europee e di proteggere l’ecosistema". Affermazioni (non risultano smentite) che erano state accolte con soddisfazione dai comitati ambientalisti bresciani che si occupano della tutela del lago d’Idro e del fiume Chiese, ma martedì, nella risposta di Tonina all’interrogazione di Alex Marini, consigliere del M5S, è emerso che in realtà "non si sono ravvisati elementi per procedere con la denuncia all’Autorità giudiziaria". La struttura provinciale ha, infatti, subito coinvolto i tecnici del Muse e della Fondazione Museo Civico di Rovereto per verificare un possibile danno ambientale, visto che il lago d’Idro è individuato come Zps (zona protezione speciale) e Zsc (Zona speciale di conservazione) ai sensi della direttiva ‘Habitat’. Dai sopralluoghi effettuati nel periodo di abbassamento del lago non sarebbero emersi fenomeni di particolare degrado per flora e fauna (uccelli e anfibi). A fronte di un quadro regolatorio "a tutt’oggi non compiutamente chiarito (nemmeno dagli organi nazionali notiziati) non si sono ravvisati elementi per procedere con denuncia all’Autorità giudiziaria". Tutto finito, quindi? No. "A prima vista – spiega Marini, che ha già interpellato un esperto ecologo fluviale – si sono basati solo sugli uccelli e gli anfibi. Forse serviva un’analisi di più ampio raggio, considerando gli effetti sulla funzione ecologica della zona umida e sull’eventuale disturbo della biodiversità, complessità e stabilità ecosistemica". Visto che la situazione siccitosa del 2022 potrebbe ripresentarsi nei prossimi mesi (nella riunione di ieri dell’Osservatorio del bacino del Po è emerso che la situazione è ancora critica), Marini si è impegnato a stimolare verifiche nazionali ed europee, con un’interrogazione anche al Parlamento Europeo.