
Protezione civile e cani
Ospitaletto (Brescia), 10 agosto 2020 - Giorni di lavoro per i volontari della Protezione civile che si stanno muovendo a supporto dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine e del Comune di Gussago nella ricerca di Giuseppe Antonelli, 51 anni: l’uomo scomparso il 28 luglio dalla clinica Sant’Anna, dove si era recato in seguito a un infortunio. Diversi gruppi di protezione civile, coordinati dalla Provincia di Brescia, hanno messo a disposizione i loro membri, sia specializzati in logistica e comunicazione, sia cinofìli.
"In questi giorni, dopo il lockdown siamo tornati a misurarci con l’emergenza – spiega l’istruttore cinofilo Marco Cervelli – quando siamo stati attivati dalla Provincia mi sono confrontato col mio caposquadra, che mi ha chiamato per chiedermi quali cani utilizzare. Ho tenuto conto dell’addestramento fatto, ma soprattutto delle caratteristiche degli animali operativi a nostra disposizione. Ho scelto due conduttori con i loro cani in base anche alle condizioni meteo. Il caldo è intenso, pertanto servivano animali resistenti e preparati, con conduttori con una buona resistenza fisica". L’addestramento per i volontari del settore cinofilo è duro. Il lavoro con gli animali viene svolto almeno due o tre volte la settimana al campo del gruppo di Protezione Civile. Tutti i giorni, poi, il conduttore deve darsi da fare col proprio animale.
"I cani vanno preparati sin da quando sono cuccioli: dai quattro ai sei mesi – spiega Davide Salvi, caposquadra a Ospitaletto, uno dei gruppi che in questi giorni hanno collaborato alle ricerche di Antonelli – le caratteristiche ideali sono il “naso a canna lunga“, l’olfatto, la resistenza e la sintonia col conduttore, a cui devono sempre obbedire". Importanti, per il “volontario a due zampe“ sono anche la preparazione mentale e la resistenza allo stress."In ricerca si può trovare di tutto – spiega l’istruttore Cervelli – anche un corpo umano in cattivo stato o addirittura irriconoscibile, oppure possono verificarsi infortuni. Il conduttore deve avere una certa tempra. E, soprattutto, deve essere un “volontario a sei zampe col proprio cane“. La sintonia deve esser perfetta". I volontari, una volta arrivati all’unità di crisi locale, devono attendere le comunicazioni."Una volta arrivati nella zona assegnata – spiega Marco Cervelli – i cani saranno liberati e faranno il loro lavoro, muovendosi per lo più a zig zag. Spetterà a loro verificare se vi sia presenza umana".