Da Brescia a Bergamo, ristoratori al palo fra lucchetti e manifesti

Flashmob e proposte da operatori di una categoria, assieme ai bar, dilaniata dai provvedimenti di chiusura per la pandemia

Il lucchetto servito come amaro pasto

Il lucchetto servito come amaro pasto

Brescia e Bergamo, 16 gennaio 2021 - Il lucchetto sotto la cloche al posto dei manicaretti che vorrebbero poter tornare a servire. Composta ma molto evocativa la protesta promossa in piazza Paolo VI da Arthob, associazione dei ristoranti, trattorie, hostarie bresciane guidata da Emanuela Rovelli. Dalle 14 alle 17, scaglionati, decine di cuochi, ristoratori, operatori dell’intera filiera, hanno manifestato di fronte a Provincia e Prefettura. La richiesta avanzata al Prefetto? "Poter tornare a lavorare, con le regole di sicurezza per le quali ci siamo attrezzati dopo il primo lockdown – spiega Rovelli – dati alla mano, le curve di contagio non sono migliorate durante la nostra chiusura". L’associazione si è invece dissociata dalle aperture di bar e ristoranti, contro la legge, di #ioapro, iniziativa a cui hanno aderito una ventina di realtà nel Bresciano, secondo la lista circolata nelle scorse ore sui social, risultata non del tutto veritiera. Poche le multe comminate, ha fatto sapere la Prefettura. "Noi abbiamo solo chiesto informazioni – spiegano da La Baguetteria di piazza Loggia – ma ci siamo trovati tra gli aderenti". Tra le realtà aperte, invece, c’è stata Caffetteria Zerotrenta di via XXV aprile. "Tutti i clienti hanno accettato di sedersi a consumare, con le regole del caso – spiega la titolare Cristina Georgiana Vlad – è stata una giornata finalmente normale".

Intanto a Bergamo ristoratori e titolari di bar, con il supporto di Confesercenti e Ascom Confcommercio, hanno deciso di intraprendere la strada della protesta costruttiva lanciando un manifesto di otto punti. Otto punti che corrispondono ad altrettante richieste indirizzate al Governo e alla politica in generale. Il primo punto è molto probabilmente il più significativo. La richiesta è lo stanziamento immediato di un significativo ristoro per i piccoli imprenditori. Segue lo spostamento a fine anno della scadenza della moratoria sui mutui. Terzo punto il raddoppio del periodo dei mutui concessi con la garanzia dello Stato. Con il quarto punto i ristoratori chiedono di ammettere ai ristori, come già avvenuto a novembre, anche le imprese con un fatturato superiore ai 5 milioni. Quinto punto la riapertura delle imprese con regole certe e programmazione a lungo termine. Sgravi sul costo del lavoro per il sesto punto, mentre per il settimo si chiede di mantenere i crediti d’imposta per gli affitti. L’ultima richiesta è quella di allungare il periodo di cassa integrazione o consentire i licenziamenti prevedendo indennizzi di disoccupazione. Sempre ieri sono stati numerosi i controlli della Polizia Locale in bar e ristoranti per verificare la corretta applicazione delle norme.