Più turisti e maggiori consumi Così sale la produzione dei rifiuti

Al calo virtuoso del 2020 in Lombardia è seguito un aumento del due percento. Peggiora la differenziata

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di Federica Pacella

Ripresa del pendolarismo, maggiori consumi, ritorno del turismo in Italia dopo la crisi pandemica: sono queste, secondo Ispra, le principali cause dell’aumento della produzione di rifiuti urbani in Italia nel 2021. La Lombardia non fa eccezione. Rispetto al 2020, quando c’era stato un calo virtuoso con 4.680.305 di tonnellate di rifiuti urbani prodotti in un anno, nel 2021 si è saliti a quota 4.782.257 (il ,2,18% in più del 2020). Il dato è più basso del 2019 (4.843.569), ma entrando nel dettaglio delle province si osserva che c’è chi ha prodotto più rifiuti urbani, non solo rispetto al 2020 ma anche rispetto all’epoca pre-Covid.

Cresce, rispetto a due anni fa, la produzione di rifiuti nel Comasco (+1,78% del 2019), così come nella Bergamasca (+0,89%), ma anche a Lodi (+2,05), Monza (+2,89) e Sondrio (+0,54%). C’è un leggero calo, invece, nel Bresciano (-0,49%), nel Mantovano (-1,14%), in provincia di Varese (-0,37%), con un calo record nel Milanese (-5,02%). Stabili i dati delle altre province.

La grande differenza, però, si vede rispetto alla produzione di rifiuti del 2020, quando le restrizioni e il calo generalizzato dei consumi avevano inciso positivamente sulla produzione di rifiuti. Nel 2021 si vede, invece, una ripresa: +2,91% nella Bergamasca, +1,63% nel Bresciano, +5,24% nel Comasco, +1,27% nel Cremonese, +2,64% nella provincia di Lecco, +2,44% nel Milanese, +3,28% nella provincia di Monza, +3,44% a Sondrio, +2,11% nella provincia di Varese.

Uniche province in controtendenza sono quelle di Mantova (-1,36%) e di Pavia (-0,22%).

La crescita appare comunque inferiore a quella del Pil e dei consumi delle famiglie (rispettivamente 6,7% e 5,3%). Tuttavia si registra una leggera flessione della raccolta differenziata, che spiega in parte l’aumento di rifiuti prodotti. A livello generale, la Lombardia chiude il 2021 con il 77,10% di differenziata, inferiore al 78% del 2020, in linea con il 77,2% del 2019. Tra le province peggiori, in termini di riduzione della differenziazione dei rifiuti, c’è Brescia: 76,6 di raccolta contro il 77,3% del 2020. In leggero calo Mantova (da 87,1% a 86,4%), Monza (da 79,2% a 78,9%), Pavia (da 58,1% a 57,5%) e Varese (da 78% a 77%). In lieve crescita Bergamo (da 77,4% a 78%), Como (da 70,1% a 71,1%), Lecco (da 71,7% a 73,4%) e Sondrio (da 57,2% a 57,7%) che, con Pavia, ha il dato peggiore di percentuale di differenziata.

Quanto alla produzione pro-capite di rifiuti, il “record“ lo detiene Mantova (la provincia che differenzia di più) con 538,4 chilipro capite, seguita da Brescia (529); Bergamo si ferma a 472,6 kg, Sondrio a 491,1, Lecco a 491,9; la provincia con minore produzione pro capite è invece Monza, con 439,2.

La riduzione dei rifiuti è uno dei capisaldi per la sostenibilità ambientale: riuscire a ridurre il conferito in discarica, diminuendo gli scarti attraverso differenziazione e recupero, è il processo virtuoso per l’ambiente.

Le discariche, va detto, restano oggi residuali. In Lombardia si contano 10 impianti: 3 nel Bresciano (Bedizzole, Calcinato e Montichiari), 1 a Mariano Comense, 1 a Inzago (Milano), 1 a Mantova (Mariana Mantovana) 3 nel Pavese (Albonese, Corteolona e Genzone e Giussago), una nel Varesotto (Gorla Maggiore). La quota di rifiuti urbani smaltiti è però bassa: 4.091 tonnellate anno, rispetto alle 587.285 di rifiuti speciali.