"Per individuare l’assassino occorre identificare la vittima"

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Il mistero della donna senza norme, fatta a pezzi e abbandonata in quattro sacchi della spazzatura in una scarpata tra i monti di Borno, continua a essere tale, non accenna ad aprire spiragli che lascino presagire una veloce risoluzione. Carabinieri e procura lavorano a tutto campo, confidando nella scienza per risalire all’identità della povera donna smembrata, sezionata in modo chirurgico in una quindicina di pezzi, il volto bruciato e poi, si ritiene, posta in un congelatore professionale prima di essere gettata come un rifiuto ai piedi della provinciale 5 sul confine con la provincia di Bergamo. Per trovare il killer bisogna prima identificare la vittima, è il refrain ripetuto dagli investigatori. Ricomposti, i resti hanno permesso di mettere insieme un corpo sostanzialmente completo, quello di una donna sui 30 anni, capelli neri, pelle chiara tipica di soggetto di “razza caucasica“, altezza non superiore all’1,60 e peso tra i 50 e i 60 chilogrammi. Le impronte papillari non hanno trovato rispondenze nella banca dati nazionale delle forze dell’ordine e non ci sono denunce di scomparsa al femminile in provincia di brescia e Bergamo con simili caratteristiche. In parallelo chi indaga sta scandagliando le telecamere di Paline e di Dezzo di Scalve, i centri abitati da cui per forza deve essere transitata l’auto di colui che ha abbandonato i sacchi.

Beatrice Raspa