Brescia, Pcb e polveri ai veleni bruciati in fonderia come rottami

Azienda nascondeva rifiuti pericolosi tra strati di scarti ferrosi: 17 indagati di PAOLO CITTADINI

La Val-Ferro, azienda messa sotto sequestro

La Val-Ferro, azienda messa sotto sequestro

Brescia, 25 maggio 2016 - Ciò che avveniva dentro l’azienda è stato immortalato dalle riprese video fatte all’esterno dell’impianto di Prevalle, in provincia di Brescia, dai carabinieri del Ros coordinati dal procuratore aggiunto Sandro Raimondi.

A Val-Ferro, azienda che opera nel settore del materiale ferroso, oltre al rottame destinato alle fonderie della provincia si movimentavano anche polveri provenienti da altri impianti produttivi. Materiale certificato come rifiuto speciale pericoloso che come tale doveva essere smaltito, ma che invece veniva mescolato con normale rottame e venduto alle acciaierie. Nei guai sono finite diciassette persone. L’accusa per loro è di traffico illecito e di gestione abusiva di rifiuti speciali pericolosi. Con Gianfranco e Stefano Sanca (67 e 42 anni) i proprietari della Val-Ferro Srl sono indagati dalla Procura di Brescia anche alcuni dipendenti dell’azienda di Prevalle, chi faceva arrivare le polveri contaminate nello stabilimento e alcuni certificatori delle fonderie a cui il rottame della Val-Ferro era destinato.

«Al momento dello scarico – sottolinea il procuratore aggiunto Sandro Raimondi - nelle industrie di lavorazione del rottame proveniente dalla Val-Ferro erano presenti dipendenti compiacenti. Quando questi soggetti non c’erano è accaduto che i carichi venissero respinti e rimandati alla Val-Ferro». Per i due titolari dell’impresa di Prevalle è stata disposta la misura interdittiva del divieto temporaneo totale di svolgere qualsiasi incarico in azienda per un anno, mentre lo stabilimento è stato sottoposto a sequestro. «Non si tratta di una situazione isolata – osserva il il procuratore capo Tommaso Buonanno – Potrebbero essere interessate altre aziende».

L’indagine ha preso le mosse nel 2014 da un procedimento per ricettazione di un carico di rame conferito alla Val-Ferro e ha permesso agli investigatori di accertare, anche con intercettazioni, ciò che accadeva nello stabilimento. Il rottame veniva scaricato a cielo aperto vicino all’ingresso dell’impianto, mentre le polveri erano stoccate in vasche in una zona poco visibile. Una perquisizione nella primavera del 2015 ha poi dimostrato la presenza del materiale inquinato tra le polveri. Anche le operazioni di carico sono finite nelle riprese dei carabinieri. «Nei cassoni dei mezzi pesanti veniva messo del rottame – spiega il colonnello Amleto Comincini del Ros – I camion quindi si spostavano verso la zona dove erano stoccate le polveri, poi tornavano nei pressi dell’ingresso dove al carico veniva aggiunto altro rottame».

Un sandwich - questo il nome con cui del resto è stata battezzata l’operazione - imbottito con Pcb che poi finiva nelle fonderie dove il materiale veniva bruciato in forni elettrici con la concreta possibilità che i fumi si disperdessero nell’atmosfera. Una gestione senza autorizzazione che per la Procura ha consentito alla Val-Ferro di smaltire a costi inesistenti parecchio materiale inquinante.