Papà barricato in casa col figlio a Roncadelle: "Mai avrei fatto male al bimbo"

Interrogato, Bruma ha ricostruito le sedici ore in cui si è asserragliato nell'abitazione: voleva stare con suo figlio per poter festeggiare il compleanno

Il bambino liberato a Roncadelle dopo una lunga trattativa con il padre

Il bambino liberato a Roncadelle dopo una lunga trattativa con il padre

Marius Bruma ha risposto alle domande del gip di Brescia, assistito dal proprio legale Alberto Scapaticci. Si è svolto ieri mattina, nella casa circondariale della città, l’interrogatorio di convalida del fermo del padre che nei giorni scorsi ha sottratto il proprio figlioletto di quattro anni alla custodia di una assistente sociale mentre lo incontrava in una sede protetta a Rodengo Saiano. L’uomo, in lacrime quando è uscito dall’abitazione dove era asserragliato con il piccolo, a Roncadelle, ha tenuto tutti per sedici ore col fiato sospeso: dalle 16 di giovedì, quando ha rapito il piccolo, alle 10.36 di venerdì, quando ha aperto le porte al proprio legale Alberto Scapaticci, abbigliato con un giubbetto antiproiettile, ai carabinieri e a una educatrice della casa protetta dove il figlio da qualche mese vive con la madre, in Bergamasca. Il lavoro dell’Arma, che ha impiegato decine di uomini, le proprie unità anticrimine e un negoziatore, è stato indispensabile.

"Il mio assistito ha risposto a tutte le domande del giudice. Ha detto che voleva stare con suo figlio per poter festeggiare il compleanno insieme e mai gli avrebbe fatto del male", ha riportato l’avvocato Scapaticci dopo l’interrogatorio. Nel frigorifero di casa gli inquirenti hanno trovato una torta, pronta per festeggiare il piccolo: è la prima conferma delle parole del romeno, che di fronte al giudice ha spiegato di avere "preso il figlio per tenerlo e poter festeggiare insieme il suo compleanno". Bruma ha anche sottolineato di "aver mandato un sms di scuse" alla assistente sociale dopo aver preso il bimbo, "spiegando la sua azione". Non solo.

Nel corso dell’interrogatorio ha detto di aver premeditato il gesto in modo che nessuno si ferisse e che la pistola era priva di caricatore. Lui stesso lo ha fatto ritrovare agli investigatori. Quanto all’arma, "ha spiegato che l’aveva nello zaino e che l’h mostrato solo l’arma per spaventare l’assistente sociale Chiara a cui ha ribadito le sue scuse". L’uomo, 34 anni, si sta separando dalla moglie, una conterranea di 27 anni. Lo scorso novembre, mentre lei era dalla sua legale a Iseo, lui ha fatto irruzione nello studio con un pugnale minacciandole. Dopo il carcere è stato ai domiciliari, poteva uscire solo per vedere il piccolo. Ora è tornato in prigione e le accuse espresse ieri nei suoi confronti sono severe: sequestro di persona, minacce e detenzione illegale di arma.