Brescia, pakistana morta a 25 anni: la verità dall’autopsia

Ora sarà il corpo di Sana Cheema a parlare: riesumati i resti della ragazza

 Sana Cheema

Sana Cheema

Brescia, 26 aprile 2018 - Ora sarà il corpo di Sana Cheema a parlare. I resti della venticinquenne italiana nata in Pakistan, partita dalla sua Brescia per tornare provvisoriamente nel Paese d’origine dove è morta, sono stati riesumati. Saranno i medici legali del Gujrat a chiarire se la sua improvvisa scomparsa sia davvero responsabilità del padre, del fratello e dello zio, ora in stato di fermo. Ieri mattina attorno alle nove, alla presenza delle autorità civili e militari e di un giudice donna garante dei diritti della giovane, il corpo di Sana è stato riportato alla luce dalla fossa dove - si ipotizza - sia stato seppellito in fretta e senza autorizzazioni per farlo sparire. La salma è stata trasferita in una struttura dove è stata eseguita la prima serie di alcuni esami autoptici. Le operazioni, condotte da un team di anatomopatologi, continueranno oggi e nei prossimi giorni in un centro specializzato di Lahore, dove saranno analizzati alcuni organi. A comunicarlo, ieri in giornata, è stato Raza Asif, segretario nazionale dei pakistani in Italia, da giorni impegnato a seguire la vicenda.

«È stato necessario inviare dei campioni a Lahore – spiega Asif – per verificare l’eventuale presenza di veleno nel corpo di Sana». Le autorità pakistane stanno cercando anche di fare luce sul periodo trascorso dalla ragazza nella zona. «I nostri esperti stanno analizzando tutto quanto è accaduto nelle ultime settimane di vita di Sana Cheema – aggiunge – stanno verificando chi abbia incontrato, chi abbia sentito al telefono, anche con messaggi. Sono state fatte molte illazioni. A noi preme la chiarezza». Nessuna notizia è stata data in merito ai primi risultati dell’autopsia. Il medico che l’ha eseguita, Komal Ishaq, ha preso tempo: «I risultati arriveranno in un periodo che può andare da 15 giorni a tre mesi». Intanto ieri gli avvocati del padre, del fratello e dello zio di Sana hanno continuato a sostenere la tesi della morte accidentale e hanno consegnato al magistrato responsabile dell’istruttoria dei documenti, di cui deve essere verificata l’autenticità, secondo cui l’11 aprile la giovane sarebbe stata visitata dai medici in ospedale per problemi di pressione e dolori addominali.

Secondo fonti pakistane, sarebbero le stesse carte usate per ufficializzare la morte di Sana Cheema, in cui si parlava anche di decesso per arresto cardiaco, rilasciate da un medico non autorizzato che avrebbe anche dichiarato di avere prescritto, prima della morte, dei ricostituenti per presunti problemi cardiaci. In tivù, un addetto del cimitero dove Sana è stata tumulata ha dichiarato che i «parenti avevano fretta di seppellirla». Intanto, i parenti restano sotto custodia finché non sarà chiarita la vicenda. A loro, il divieto di parlare con i media. La madre, dalla quale sarebbe partita la segnalazione dell’omicidio, resta asserragliata in casa.