Omicidio Ziliani, mancano il come e il quando

È quasi certo che per narcotizzarla le figlie abbiano usato il Bromazepan, un ansiolitico, che però non è stato sufficiente a ucciderla

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Se è stato l’ansiolitico Bromazepam a narcotizzare (ma non a uccidere) Laura Ziliani, quando e con quali modalità è stato somministrato all’ex vigilessa di Temù? È uno dei grandi interrogativi dell’inchiesta, insieme con quello sulla cause della morte e sul fondato sospetto che il cadavere, prima di essere abbandonato in riva all’Oglio sia stato occultato in un luogo asciutto, tanto da essere ritrovato in un buono stato di conservazione, ricoperto solo da un leggero strato di terra e ghiaia. La sera del 7 maggio Laura consuma quella che sarà l’ultima cena della sua vita insieme con Lucia, la seconda figlia, nell’appartamento che dividono in un condominio di via Ragazzi del ‘99, a Brescia. Quella che si mette al volante della sua Audi è una donna felice. "Starò con le mie bambine", ha detto agli amici. Nell’abitazione al numero 11 di via Ballardini, a Temù, l’aspettano le figlie Silvia e Paola. Hanno preparato una torta per la festa della Mamma, domenica. Laura ne è tanto felice che la fotografa con il cellulare e invia l’immagine a Riccardo Marino Lorenzi, l’odontotecnico di Roncadelle suo fresco fidanzato. Sono le 22.37.

È la sua ultima comunicazione all’esterno. Non ci saranno altri messaggi né telefonate. L’unica testimonianza su altra consumazioni alimentari da parte della Ziliani è legata alle dichiarazioni che la figlia Silvia fa ai carabinieri il 12 maggio. La mattina di sabato 8 maggio, alle 6.45, trova la madre sveglia. È sul divano, concentrata sul cellulare. Sul tavolo della cucina una tazzina di caffè, la tostiera, ricotta e marmellata. Silvia riordina, lasciando la marmellata sul tavolo. Con che modalità è stato impiegato il Bromazepam? Liquido o in pastiglie triturate? Il prodotto più corrente del Bromazepam è sia liquido (aromatizzato alla mora) sia in pastiglie (sostanzialmente insapore). Il particolare della torta appare significativo se estrapolato dalla testimonianza di Nicoletta Chirica, la vicina di casa a cui, circa un mese prima di sparire, Laura Ziliani aveva raccontato del lungo sonno (circa trentasei ore) che l’aveva colta dopo avere sorbito una tisana preparata dalle figlie. È domenica 9 maggio. L’ex vigilessa di Temù è da ventiquattr’ore una persona scomparsa da ricercare. La vicina incrocia Mirto Milani, il fidanzato di Silvia Zani, la maggiore delle tre figlie di Laura. Milani le racconta di avere visto per l’ultima volta Laura alle 7.16 del giorno prima: è preciso sull’orario perché lui e Silvia erano svegli a guardare un film e hanno visto l’ora sul monitor.

Mirto invita la signora nell’atrio appena dopo la porta d’ingresso, dove c’è un frigorifero. Lo apre e mostra la torta che Silvia e Paola hanno preparato per la festa della Mamma. Perché questo gesto compiuto in un momento, si presumo, di preoccupazione. Un gesto che riletto oggi appare singolare. Parrebbe compiuto come a voler dare una pubblica dimostrazione dell’affetto che Silvia e Paola nutrivano per la madre.

Gabriele Moroni

Beatrice Raspa