Montichiari, pensionato trovato morto a Santo Domingo: "Ucciso per avere l’eredità"

La polizia indaga sulla moglie dominicana e sulla famiglia di lei

Vittorio Giuzzi aveva 76 anni

Vittorio Giuzzi aveva 76 anni

Montichiari (Brescia), 13 febbraio 2018 - Nessun ladro sorpreso in flagranza a rubare frutta dalle sue terre. Piuttosto, un piano di eliminazione ordito a tavolino per questioni ereditarie. Colpo di scena nella vicenda della morte di Vittorio Giuzzi, il 76enne di Montichiari ucciso a Santo Domingo tra il 31 gennaio e il primo febbraio. All’indomani del delitto Denny e Mirko, i figli minori del pensionato, erano volati ai Caraibi per vederci più chiaro. Sono ancora laggiù. Da San Juan de la Maguana, dove il pensionato si era trasferito 15 anni fa per coltivare legumi, mango e caffè, arrivavano informazioni frammentarie. Prima sembrava che si fosse trattato di una rapina in casa degenerata. Poi, dopo l’arresto di Nenen de La Paz Morillo, 22enne del luogo che avrebbe confessato l’omicidio, la versione rimbalzata era quella del ladro di frutta sorpreso da Giuzzi a rubare avocado nelle sue proprietà e che avrebbe avuto una reazione violenta.

Ora, la svolta: "La polizia e il giudice sospettano sia stato un omicidio organizzato, la ex moglie domenicana e sua la famiglia sono sospettati. Il caso non è chiuso – hanno scritto ieri sera via sms Denny e Mirko a Mattia, il terzo figlio di Giuzzi rimasto in Svizzera, dove vivono tutti e tre – Nostro padre era seduto sulla sua sedia e l’assassino è entrato in casa, l’ha colpito con un martello all’orecchio sinistro. Non sappiamo se è morto sul colpo perché è stato trovato qualche ora dopo. Non è stato rubato nulla". Agricoltore visceralmente attaccato alla terra e autotrasportatore, Vittorio una volta in pensione, un primo matrimonio fallito alle spalle, nel 2002 si era trasferito a Santo Domingo con la seconda moglie, una signora domenicana a sua volta con con tre figli, ai quali aveva dato peraltro il cognome.

Da qualche tempo però i due avevano divorziato, il 76enne si era trasferito con il suo cane a Batista, centro di 800 anime sperduto nell’entroterra, dove si dedicava alla terra in pace e solitudine. Ultimamente pero’ si era stancato, voleva rientrare in Italia e stava vendendo le sue proprietà. Contava di sistemare gli affari. "Ora che siamo sicuri di partire possiamo dire la verità e raccontare quello che è successo qui – scrivono Denny e Mirko – Durante questi giorni siamo rimasti in contatto con un funzionario dell’Ambasciata italiana, Giovanni Paolo Neruda, che ci ha aiutati con i documenti per il rimpatrio. Ci ha anche dato la possibilità di andare a Batista, dove è morto nostro padre, scortati dalla polizia di San Juan. Siamo rimasti sorpresi dalla sensibilità e gentilezza di queste persone dopo che ci avevano detto che le autorità e i magistrati qui appoggiano solo i domenicani. Erano in cinque armati per accompagnarci a casa di papà. A Batista ci aspettavano altri quattro con le chiavi. Arrivati, ci hanno detto di fare con calma, ci hanno aiutati a prendere ricordi e dato una pacca sulla spalla mentre piangevamo dicendoci che era dura questa situazione. Dopo ci hanno portato dal giudice, Rosario Familia, per farci qualche domanda e spiegarci che cosa era successo veramente. E’ arrivato anche il generale di brigata Reynoso per farci le condoglianze". Il pensionato è stato cremato e le sue ceneri faranno rientreranno a Montichiari con i suoi figli giovedì. L’intenzione è celebrare il funerale venerdì in Duomo.