Agguato da Frank, si scandaglia la vita. Emergono delle minacce precedenti all’omicidio

I rapporti tra Muhammed Adnan, il titolare del «Dolce & salato», e Francesco Seramondi, erano tesi da tempo. Il 33enne che ha imbracciato il fucile a canne mozze contro Frank e la moglie Giovanna Ferrari aveva già minacciato e infastidito Seramondi, accusato di concorrenza sleale di Beatrice Raspa FOTO - Agguato alla pizzeria 'Frank' - I funerali di Frank e Vanna - Arrestati i due killer - Lo scooter dell'agguato

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte  Giovanna  Ferrari, di due anni più giovane

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte Giovanna Ferrari, di due anni più giovane

Brescia, 22 agosto 2015 - I rapporti tra Muhammed Adnan, il titolare del «Dolce & salato», e Francesco Seramondi, erano tesi da tempo. Il 33enne che ha imbracciato il fucile a canne mozze contro Frank e la moglie Giovanna Ferrari aveva già minacciato e infastidito Seramondi, accusato di concorrenza sleale. Mentirebbe dunque Adnan dicendo di non conoscere le vittime. I pizzaioli avevano spesso litigato anche pubblicamente e l’inimicizia regnava sovrana. Il killer, sono certi gli inquirenti, progettava l’omicidio da novembre, e ora al setaccio c’è un vasto sottobosco di frequentazioni dei negozianti. Molti gli episodi sotto la lente, tra cui un recente diverbio tra Frank e un gruppo di clienti albanesi scappati con in mano uno scontrino di consumazioni non pagate. Frank sarebbe uscito nel piazzale per inseguirli, uno di loro ha perso gli occhiali, poi reclamati qualche giorno dopo da una terza persona tornata a saldare il conto. Adnan ha spiegato che Seramondi faceva affari d’oro mentre lui andava a rotoli, con gli spacciatori della zona dirottati apposta dai concorrenti davanti al «Dolce&Salato» per fargli scappare pure quei pochi clienti. Ha puntato il dito contro il dipendente albanese di Frank, a suo dire legato ai pusher.

L’agguato del primo luglio ad Arben Corri stando al pakistano era un avvertimento, ma anche un modo per richiamare l’attenzione della polizia. Corri ha negato di c’entrare con la droga, sebbene in auto la notte del ferimento gli era stata trovata qualche dose di coca. La polizia non ha riscontrato pero’ fosse sua. «E’ stato come un padre – ha scritto Corri su Facebook pubblicando una foto di Seramondi, per cui ha lavorato 18 anni -. Anche a me Frank ha lasciato un’eredità: l’allegria, la grinta al lavoro, il sorriso, la generosità». Nella disponibilità di Corri è stata trovata anche una «eredità» reale, una fetta degli 800mila euro riconducibili ai coniugi, sequestrati tra cassette di sicurezza e casa del figlio delle vittime, Marco. Un tesoro su cui si appunta l’indagine, che scava pure nei passaggi di proprietà dei negozi. Quali discorsi erano aperti tra i protagonisti della storia? - si chiede il procuratore generale Pierluigi Dell’Osso -. Allo stato non possiamo escludere nulla, dall’usura al riciclaggio. Perché Frank aveva vecchi assegni mai incassati? Aveva preteso garanzie da qualcuno in cambio di qualcosa?» Aspetti da chiarire.