Manerbio (Brescia), 13 maggio 2019 - Un'altra famiglia bresciana chiede giustizia per la figlia e chiede che il suo assassino paghi quanto ha stabilito il Tribunale per risarcire le sue colpe. L’appello arriva da Gigliola Bono, mamma di Monia del Pero, che venne uccisa dall’ex fidanzato il 13 dicembre del 1989. «Chiediamo che mia figlia venga equiparata alle vittime di mafia e alle vittime del terrorismo – ha detto la donna ai cronisti -. E invece è solo vittima di femminicidio e quindi di Serie B». Quando venne uccisa Monia aveva 19 anni, come il suo aguzzino. Dopo una storia durata 6 mesi e finita da 5, la giovane accettò di ritirare un fantomatico regalo e di restituirgli le foto che avevano in comune. Non fece mai più ritorno a casa. Il suo assassino dopo averla strangolata, la mise in sacchi della spazzatura e la gettò sotto un ponte, dopo averla spogliata di tutto per renderla irriconoscibile. Per tre lunghissimi giorni anche lui partecipò alle battute di ricerca della giovane fino a quando crollò, confessando e portò i carabinieri sul posto. È stato condannato a dieci anni e otto mesi. Ha scontato la pena e ha versato una minima parte del risarcimento previsto. E il nodo è proprio quello del risarcimento, questione che potrebbe essere a una svolta dopo un’odissea di dieci anni, in cui è stata affrontata prima al ministero degli Interni, poi al Tar di Brescia che ha rinviato tutto al Consiglio di Stato, quindi al tribunale ordinario bresciano che «per un difetto di giurisprudenza» si è definita incompetente in materia: ora la famiglia della vittima il prossimo 20 maggio comparirà davanti al tribunale ordinario di Roma per chiedere il denaro dovuto. Anche se questo arriverà, nulla restituirà Monia alla famiglia, che come ha spiegato la sua mamma «non l’ha mai dimenticata e mai la dimenticherà».