Giallo di Marcheno, si indaga sui 5mila euro trovati in casa dell'operaio avvelenato

Puntano sui movimenti di denaro le nuove indagini sulla morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della fonderia Bozzoli scomparso una settimana dopo il suo titolare Mario

La fonderia Bozzoli

La fonderia Bozzoli

Brescia, 20 aprile 2018 - Puntano sui movimenti di denaro le nuove indagini volute dalla Procura generale di Brescia sulla morte di Giuseppe Ghirardini, l’operaio della fonderia Bozzoli scomparso una settimana dopo il suo titolare Mario e ritrovato morto avvelenato dopo alcuni giorni nei boschi di Case di Viso in Valcamonica. Sotto la lente di ingrandimento del procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso e dei suoi colleghi, i sostituti Marco Martani e Silvio Bonfigli, sono finiti i 5mila euro in contanti trovati in casa di Ghirardini. Si tratta di 8 banconote da 500 euro e il resto in tagli più piccoli. Il denaro, secondo i primissimi accertamenti, sarebbe stato messo in circolo in un altro Paese europeo e difficilmente per gli inquirenti si tratterebbe del pagamento in nero di straordinari fatti dall’operaio. Qualcuno ha forse voluto pagare il silenzio di Ghirardini perché aveva visto o saputo qualcosa di compromettente? Chi gli ha consegnato i soldi e perché l’uomo avesse a disposizione questa cifra sono le due domande-chiave su cui nelle prossime ore gli inquirenti cercheranno di fare luce attraverso una serie di nuovi accertamenti.

La morte di Ghirardini e la scomparsa di Mario Bozzoli, sparito nel nulla l’8 ottobre del 2015 e mai più ritrovato, per la Procura generale sono due fatti strettamente connessi tra loro. La decisione dell’operaio di togliersi la vita ingerendo una capsula di cianuro, dopo un primo tentativo andato a vuoto, potrebbe essere legata proprio a qualcosa che l’uomo ha visto, o che potrebbe avere fatto al momento della scomparsa del suo datore di lavoro. «Per togliersi la vita così bisogna trovarsi con le spalle al muro e senza via di uscita», osservano gli inquirenti, che aggiungono: «Non ci sono elementi che ci facciano dire che Mario Bozzoli fosse nemico mortale di Ghirardini».

Scaduto il primo mese di nuove indagini relative al fascicolo sulla scomparsa di Mario Bozzoli, il lavoro della Procura generale non si interrompe. Non possono più essere disposti atti in cui è necessaria la presenza degli avvocati difensori dei quattro indagati (possono però essere richiesti in seno all’inchiesta per la morte di Giuseppe Ghirardini), ma le attività investigative vanno avanti. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche uno strano incidente: la rottura del cambio, subìta da uno dei due camion che intorno alle 4 del mattino del 9 ottobre, subito dopo la scomparsa di Mario, hanno lasciato la fonderia Bozzoli con un carico destinato a diversi clienti. L’attenzione degli inquirenti si concentra anche su alcuni strani contatti che i due nipoti di Mario, Giacomo e Alex, avrebbero avuto con altri soggetti per reperire armi.

All'inizio della prossima settimana saranno inoltre depositate negli uffici della Procura generale le relazioni dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo sulle scorie stoccate nei locali della fonderia Bozzoli e dove non sarebbero state trovate tracce di Mario; dell’archeologo forense incaricato di scoprire se nell’area dell’azienda siano stati eseguiti, ad esempio, lavori di muratura e del medico legale che ha eseguito l’autopsia suol corpo di Giuseppe Giardini. «Non tralasciamo nulla – spiegano gli inquirenti – Non abbiamo avocato queste due vicende per poi archiviarle».