Omicidio Manuela Bailo, stracci per pulire il sangue

Pasini aveva con sé del tessuto per cancellare le tracce

Manuela Bailo

Manuela Bailo

Ospitaletto (Brescia), 5 maggio 2019 - Pulire dal sangue il bagno della taverna della casa di Ospitaletto dove a Manuela Bailo è stata tagliata la gola non era impresa possibile con un paio di stracci, serviva ben altro per cancellare i segni di uno sgozzamento. Quest’altro però è stato fatto sparire e, cosa più interessante, dall’abitazione in cui è stato compiuto l’omicidio non mancava nulla. Dunque Fabrizio Pasini ci aveva pensato: prima di uccidere l’amante e collega si era organizzato, aveva portato dall’esterno l’occorrente per ridare alla casa parvenza di normalità dopo lo scempio.

È tra le pieghe di quella cancellazione di tracce ematiche “accese” in quantità dal Luminol che per il pm Francesco Carlo Milanesi si nasconde una prova della premeditazione del delitto. Un delitto compiuto dall’ex sindacalista Uil tre giorni prima di andare in ferie con la famiglia ad Alghero per sistemare una volta per tutte una situazione diventata ingombrante, perché Manuela, innamorata di lui, lo voleva tutto per sé. Sabato 29 luglio il 48enne di Ospitaletto, sposato e padre di due figli, avrebbe attirato l’amante in trappola con un prestesto amorevole. Sapeva che la casa della madre, già in Sardegna con i suoi figli, era libera. La maglietta indossata da Pasini quella sera e poi fatta sparire con borsa e borsone della vittima e il canovaccio da cucina rinvenuto attorno al collo della 35enne nella vasca dei liquami ad Azzanello erano insufficienti, è il ragionamento del pm, che ha chiuso le indagini. L’uomo ha usato altri stracci che non ha preso dall’appartamento.

Non solo: prima di agire, si era informato sugli orari dello zio che vive al piano di sopra della villetta così da non correre il rischio di incontrarlo. Nemmeno il lunedì mattina seguente quando torna per recuperare il cadavere, infilarlo in auto e trasportarlo nel Cremonese. «L’ho spinta dalle scale e lei ha picchiato la testa. Ma non l’ho sgozzata» è sempre stata la versione dell’ex sindacalista, che attende il processo in carcere. Il suo avvocato, Pierpaolo Pettenadu, chiederà il rito abbreviato.