Omicidio di Manuela Bailo, l'avvocato del killer: "Pasini? Era in trance"

Il legale della difesa valuta di rivolgersi al tribunale del Riesame

Manuela Bailo

Manuela Bailo

Nave (Brescia), 29 agosto 2018 - Mentre la Procura lavora all’ipotesi della premeditazione, l’avvocato di Fabrizio Pasini – reo confesso per l’omicidio di Manuela Bailo – rigetta la tesi della Procura, che come è noto pensa alla premeditazione. «Pasini era in trance», dice l’avvocato Pierpaolo Pattenadu. Per la difesa, infatti, i comportamente tenuti da Pasini dopo la morte di Manuela non denotano né lucidità né tranquillità. Inoltre la difesa del 48enne ex sindacalista sta valutando la possibilità di rivolgersi al Tribunale del riesame.

Fin qui la tesi della difesa ma intanto la Procura va avanti nella convinzione che Pasini non abbia raccontato la verità. Gli inquirenti stanno repertando coltelli. E poi alcuni oggetti compatibili con le ferite riscontrate sul corpo di Manuela, il taglio netto alla gola che avrebbe provocato la morte della 35enne di Nave e la frattura composta sulla sommità della testa. La minuziosa attività di repertazione svolta nei giorni scorsi dai carabinieri della Scientifica a Ospitaletto, tra la casa di via Allende dove un mese fa si è compiuto l’omicidio della 35enne di Nave e quella della famiglia Pasini, in via San Giacomo, dove l’ex sindacalista Uil è rientrato come nulla fosse all’alba del 29 luglio a delitto appena ultimato, è sfociata nel sequestro di alcune potenziali armi. Gli oggetti in questione, sui quali gli inquirenti mantengono il riserbo – non sono né soprammobili, né di attrezzi da lavoro – a breve saranno inviati al Ris di Parma o alla Medicina legale di Brescia per un’analisi più approfondita. Procura e carabinieri non credono a una parola della versione resa dal 48enne collega di Manuela, sposato e padre di due figli. A quella lite sulle scale per un tatuaggio finita a spintoni, lei che cade e si fracassa la testa, il panico, e di qui l’idea dei messaggi falsi e di sbarazzarsi del cadavere scaricandolo alla cascina Bramano di Azzanello.

Lavorano a tutt’altra ipotesi: nessun incidente, ma un piano premeditato con lucidità e spietatezza per uccidere quella donna che si era innamorata di lui, e alla quale aveva raccontato un castello di bugie. Proprio il tipo di oggetto utilizzato per colpire Manuela, o l’arma da taglio, potrebbe rivelarsi utile all’impianto accusatorio qualora si dimostrasse che Pasini non l’aveva trovato sul luogo dell’omicidio – il garage e il bagnetto dell’interrato - ma spostato, se non portato con sé appositamente. Agli inquirenti aveva riferito di aver lasciato nella portiera del suo Suv Mitsubishi due coltelli, uno a serramanico (risultato negativo alle prime prove del Luminol), e uno da campeggio, che però non si trova.