Brescia, agguato da "Frank": «Lavorare qui è una sfida. E lui era solito reagire a chi infastidiva i clienti»

L’amico e collega: "Anche sua moglie aveva paura. Lavorare qui è molto duro, la presenza di certi individui a cui lui reagiva gli aveva creato un danno economico" di Beatrice Raspa

Giovanna Ferrari e Francesco Seramondi, uccisi nella loro pizzeria

Giovanna Ferrari e Francesco Seramondi, uccisi nella loro pizzeria

Brescia, 12 agosto 2015 - Un piazzale arroventato dal sole di agosto, sul quale si affacciano negozi chiusi per ferie o dismessi, con la tenda afflosciata sull’asfalto. Attorno solo ingrossi, fabbriche, capannoni, rotonde, auto e camion che sfrecciano lungo via Mandolossa, un nome che i bresciani da sempre considerano sinonimo di prostituzione di strada. La vita da queste parti durante il giorno sembra essersi nascosta. Per vederla, assicura chi ci vive, basta attendere l’imbrunire, quando agli angoli delle vie e degli slarghi appaiono le sentinelle dello spaccio. Una moltitudine di giovani, perlopiù di colore, che ha colonizzato il circondario e cerca di fare affari spingendo chi è di passaggio a comprare la droga. Solo «Frank», il titolare della storica rivendita di pizzette, krapfen e brioches aperta tutta la notte, continuava a condurre la sua forneria-pasticceria nel degrado, impastando e sfornando dolci e pizze in grado di richiamare frotte di giovani discotecari in calo glicemico dopo la serata in pista, autotrasportatori in sosta durante lunghi viaggi o lucciole e clienti «in pausa». Adriano Vezzoli e la moglie, fornitori dei Seramondi, scuotono la testa in lacrime. Credono di immaginare il contesto in cui è maturata quella che appare come una vera e propria esecuzione. «Sono anni che Frank denunciava lo spaccio – dice Vezzoli -. Lavorare qui era molto duro, la presenza di tutti questi spacciatori che assalivano i clienti gli ha procurato un danno economico. Nell’ultimo periodo era molto stanco, meditava di lasciare oppure di trasferirsi. Gli avevo consigliato di installare delle telecamere fuori dal locale e così ha fatto – continua il collega e amico -. Giovanna in particolare (la consorte del titolare, ndr, uccisa dietro il bancone e morta per prima) temeva per l’incolumità del marito che reagiva a questi individui dagli atteggiamenti violenti che si piazzavano qui davanti». Vezzoli, che con il tempo ha associato al rapporto lavorativo un legame d’amicizia con «Frank» Francesco Seramondi e la consorte Giovanna Ferrari, è sotto shock: «E’ stato per puro caso che stamani (ieri) alle 10 non ci fossi anche io dentro il negozio. Il martedì in genere all’orario di chiusura del locale passo per raccogliere le ordinazioni. Solo per una pura casualità questa volta sono passato da Frank lunedì scorso, per fare ordini doppi in vista del Ferragosto. Se fossi stato presente anche io, chissà. Comunque non si puo’ morire così, dopo avere lavorato e basta tutta la vita».