Condannato per l'omicidio della moglie, no alla revisione del processo per Lorandi

La Corte d'Appello di Venezia ha rigettato la richiesta del marmista di Nuvolera, all'ergastolo per la morte della consorte

Bruno Lorandi, 68 anni

Bruno Lorandi, 68 anni

Brescia, 16 novembre 2019 - La Corte d'Appello di Venezia ha rigettato la richiesta di revisione del processo per Bruno Lorandi, marmista di Nuvolera, nel bresciano, condannato all'ergastolo per aver ucciso la moglie Clara Bugna, trovata strangolata in casa il 10 febbraio del 2007. Era il giorno del 57esimo compleanno dell'uomo e il suo ultimo di lavoro prima della pensione. Lorandi si è sempre proclamato innocente sostenendo di non essere stato lui ad ammazzare la moglie dalla quale aveva avuto un figlio Christian, a sua volta trovato ucciso per strangolamento nel 1986, delitto per il quale lo stesso marmista era stato arrestato e poi scarcerato e prosciolto dall'accusa di concorso in omicidio.

La richiesta di revisione si basava sui consumi elettrici dell'abitazione teatro del delitto della consorte. Una consulenza della difesa avrebbe fatto emergere un picco di consumi elettrici registrato quattro giorni dopo l'omicidio quando la casa era sotto sequestro. Per la difesa il dato renderebbe inattendibile la ricostruzione degli inquirenti sui movimenti e i consumi in casa Lorandi la mattina del delitto di Clara Bugna.

"Questa ordinanza legittima un errore giudiziario. Considera marginale una questione che riteniamo fondamentale perché i consumi elettrici determinano l'alibi di Lorandi, uscito di casa alle sette del mattino per andare al lavoro", ha commentato l'avvocato Alberto Scapaticci che annuncia ricorso in Cassazione Il delitto di Clara Bugna è stato collocato in un arco temporale che va dalle cinque alle otto del mattino.

"L'accertamento peritale proposto non è astrattamente idoneo a pervenire a risultati certi e non è idoneo a scagionare Lorandi dall'accusa di omicidio". Lo scrive la prima sezione penale della Corte d'Appello di Venezia rigettando la richiesta di revisione del processo. "I potenziali esiti degli accertamenti proposti - si legge - non sono in grado di scardinare il poderoso complesso degli ulteriori elementi probatori che dimostrano in modo incontrovertibile la colpevolezza di Bruno Lorandi. Le argomentazioni svolte dalla difesa si rivolgono in larga parte di una richiesta di valutazione di un mezzo di prova già esperito e non si fondano su metodologie scientifiche nuove, ma si sviluppano in censure su questioni già ampiamente dibattuta nel corso del processo ordinario".