"Non c’è un motivo particolare" Uccise la madre, va a giudizio

Brescia, per il perito del gip era incapace di intendere e volere. Per l’accusa lo era solo in parte

Dopo aver ucciso la madre Capano si presentò ai carabinieri

Dopo aver ucciso la madre Capano si presentò ai carabinieri

di Beatrice Raspa

Il 10 settembre 2020 Vincenzo Capano, 25 anni, ha ucciso la madre, Francesca Mesiano, stringendole il collo con le mani. Il 3 novembre il giovane di Breno affronterà l’udienza preliminare. Il sostituto procuratore Roberta Panico ha infatti definito il procedimento per il caso della 53enne affetta da problemi psichici uccisa dal figlio che la accudiva, e ha chiesto il rinvio a giudizio. Omicidio aggravato dal rapporto di parentela con la vittima, la contestazione mossa al ragazzo. Il delitto era maturato in un contesto di grave disagio economico, solitudine e malattia, nella casa popolare di via Ghislandi, che il Comune di Breno aveva messo a disposizione del nucleo familiare. Francesca Mesiano e il suo secondogenito, che abitava con lei e se ne occupava in veste di amministratore di sostegno, vivevano di reddito di cittadinanza e indennità.

Quel giorno intorno alle 17,30, senza una ragione all’apparenza, è esplosa la violenza in casa. L’ha strozzata e poi vegliata, quattro ore, sotto choc. Quindi ha bussato ai carabinieri con aria allucinata: "Ho avuto problemi con mia mamma a casa dopo un litigio, venite". Quando i militari si sono recati nell’abitazione e hanno trovato la 53enne senza vita, hanno intuito l’antefatto. Capano per una notte intera si è trincerato dietro un silenzio impenetrabile. L’indomani, pungolato da uno psichiatra dell’ospedale di Esine, ha confessato prima al professionista, poi agli investigatori, infine al pm Roberta Panico. "Eravamo in piedi in cucina, io le ho messo le mani al collo e lei è caduta sul divano. Non c’è un motivo particolare per quanto è successo", la sua versione, ribadita in più sedi. Disoccupato, privo di amicizie,era stato seguito dai servizi sociali e ultimamente, nonostante una situazione critica e in via di peggioramento, pare fosse stato lasciato senza cure. Per il perito Sergio Monchieri, incaricato da gip nell’ambito di un incidente probatorio, al momento dei fatti era incapace di intendere e di volere e mostrava i segni della schizofrenia. Sarebbe tuttavia in grado di stare a giudizio. Per i consulenti dell’accusa Giacomo Filippini e Mario Massimo Mantero, invece, il vizio di mente che affligge Capano sarebbe solo parziale. Se ne riparlerà il 3 novembre in occasione dell’udienza preliminare, fissata davanti al gip Giulia Costantino.