Ai no vax arrestati 'torna' la parola: chiesto interrogatorio

Sono ritenuti responsabili dell’attacco all’hub di via Morelli

I rilievi

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Brescia Niente Riesame, ma un interrogatorio "chiarificatore" con i magistrati. Cambio di strategia difensiva per Paolo Pluda e Nicola Zanardelli, i cinquantenni in carcere dal Primo maggio per l’attacco con bottiglie incendiarie al centro vaccinale di via Morelli. Dopo aver chiesto scusa alla cittadinanza e chiarito che "si trattava di un gesto dimostrativo, non intendevamo fare del male o creare danni gravi", gli amici accomunati dall’odio per la "dittatura sanitaria" hanno optato per un’inversione di rotta.

L’altro giorno erano rimasti in silenzio con il gip, Alessandra Sabatucci, e annunciato di voler ricorrere al Tribunale della Libertà, ma ieri hanno deciso di farsi sentire dal pm Francesco Carlo Milanesi e dall’aggiunto Silvio Bonfigli. La Procura allo stato considera il caso chiuso, senza altri indagati. "Vogliono dire la verità e spiegare bene come stanno le cose", sottolinea l’avvocato Daniele Tropea, che li assiste con la collega Maria Francesca Tropea. "Sono disperati, sanno di avere fatto una sciocchezza, intendono dimostrare di non essere terroristi". Il gip ha accolto la contestazione di atto terroristico con ordigni micidiali o esplosivi e di porto illecito di armi da guerra.

Le telecamere li hanno immortalati mentre il 3 aprile entravano in azione alle 5,57 scagliando due molotov contro la tensostruttura di via Morelli. Solo una ha colpito l’obiettivo, e squarciato il telone dell’area mensa. L’altra è esplosa per terra. "Se l’attentato fosse andato a segno secondo la programmazione, avrebbe interrotto la catena del freddo impedendo per un apprezzabile lasso di tempo la campagna vaccinale", si legge nell’ordinanza. A incastrarli, la Dacia Duster di Pluda che transitava in zona all’alba. E le immagini del piazzale di un distributore di carburante in via Crotte, vicino a casa di uno degli operai, di Urago Mella, mentre riempivano di gasolio bottiglie di birra. E i social: "Se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la sua stessa arma, la paura", scriveva Pluda. E tre ore dopo le molotov: "Non si molla di un centimetro, oggi si avanza", frase corredata dall’emoticon del fuoco.