Brescia, neonati morti agli Spedali Civili: "Eventi non correlabili"

Sviluppi e dubbi sui decessi dei neonati avvenuti agli Spedali Civili

Neonatologia in ospedale

Neonatologia in ospedale

Brescia, 8 gennaio 2019 - Omicidio colposo. Questo il reato che la procura di Brescia ipotizza per la morte di tre neonati ricoverati all’ospedale Civile e deceduti tra il 29 dicembre e il 5 gennaio. Resta invece fuori dall’inchiesta sul tavolo del pubblico ministero Corinna Carrara il caso di un altro bimbo nato sabato 5 gennaio e venuto a mancare due ore dopo mentre era ricoverato nel reparto di Terapia intensiva del nosocomio cittadino. «Nascita e decesso sono avvenute molto ravvicinati e ciò porterebbe a escludere similitudini con gli altri tre casi», sottolineano gli inquirenti. Diverse invece le altre vicende su cui la magistratura vuole fare chiarezza per individuare eventuali responsabilità.

La Procura ha quindi disposto l’autopsia sui corpicini dei bimbi venuti a mancare uno il 4 gennaio e l’altro nel tardo pomeriggio del giorno successivo. Nel primo caso si tratta di un bimbo nato prematuro alla ventiseiesima settimana il 30 novembre (940 grammi il suo peso) in un altro nosocomio e arrivato solo successivamente al Civile dove è stato ricoverato in Terapia intensiva neonatale per enterocolite necrotizzante con perforazione intestinale; dopo un temporananeo miglioramento, in seguito ad alcuni interventi chirurgici, le sue condizioni sono peggiorate portandolo al decesso.

La seconda morte sospetta è invece quella di un bimbo nato alla trentesima settimana (1.130 grammi il peso) e che nei primi giorni di vita ha dovuto affrontare diversi e gravi problemi respiratori. Anche per lui, dopo un piccolo miglioramento, la situazione è precipitata. Gli inquirenti dovranno invece utilizzare gli esami svolti al Civile per il primo decesso, quello di una bimba nata prematura ala 27esima settimana (980 grammi il peso) e morta nel giro di 48 ore per una enterocolite necrotizzante che l’ha colpita 20 giorni dopo essere venuta alla luce.

«Questi decessi non sono riconducibili a una unica causa, né sono la conseguenza di un focolaio epidemico – ribadiscono dal Civilie cercando di evitare allarmismi – Sulla vicenda l’Ats di Brescia ha aperto due inchieste relative da un lato alla gestione clinica dei tre casi, e dall’altro al funzionamento generale del reparto». Ieri nel nosocomio c’erano i Nas dei carabinieri. Chiarezza la parola d’ordine, la stessa utilizzata anche dall’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, che ha avviato una commissione di inchiesta composta oltre che dal direttore sociosanitario dell’Ats di Brescia, Annamaria Indelicato, anche da medici di dicersi ospedali lombardi.