Neonati morti a Brescia, l'esperto: "Prematurità è malattia, sopravvivenza non scontata"

L'intervento di Fabio Mosca, presidente della Società italiana di neonatologia

Spedali Civili di Brescia

Spedali Civili di Brescia

Brescia, 9 gennaio 2019 - "I nati pretermine, in particolare se estremamente prematuri, rischiano la vita ogni minuto, ma in Italia il tasso di mortalità per quelli di peso inferiore a 1.500 grammi è tra i più bassi al mondo». Il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin), Fabio Mosca, interviene sul caso dei neonati deceduti nei giorni scorsi agli Spedali Civili di Brescia, a causa di sepsi ed enterocolite necrotizzante, due tra le patologie più temibili per i neonati prematuri.

«La fragilità di questi neonati - spiega Mosca - e le tante variabili che, sin dalla gravidanza, ne possono condizionare la prognosi, identificano la prematurità come una malattia grave. La sopravvivenza di ogni bambino nato prematuro è un successo che non si deve dare per scontato e le tragiche complicazioni sono possibili anche quando le cose sembrano migliorare, come è accaduto nel caso del piccolo Marco a Brescia». Il presidente della Sin sottolinea comunque come «nel nostro paese gli ultimi dati disponibili evidenziano una mortalità dell'11,3% rispetto al 14,3% delle più importanti Terapie Intensive Neonatali (TIN) del mondo (dati forniti dal Vermont Oxford Network) e continua a diminuire, grazie all'elevatissimo livello di assistenza raggiunto dalle nostre Tin». La Sin, conclude la nota, esprime la sua vicinanza soprattutto ai genitori, ma anche ai medici e agli infermieri che si sono presi cura dei piccoli pazienti deceduti. «Quando i genitori ci affidano i loro bambini li curiamo come fossero nostri figli, garantendo loro la massima attenzione e professionalità, perché consideriamo il benessere di ogni neonato e la sopravvivenza dei prematuri la prima ragione del nostro essere medici».