Nella lite al bar spuntò un coltello Condannato a 17 mesi per lesioni

Brescia, l’accusa di tentato omicidio si sgonfia al processo. Il pm aveva chiesto sei anni

Migration

di Beatrice Raspa

Avevano litigato in un bar per un Gratta e vinci, erano volati spintoni, botte e insulti, e sulla scena era comparso un coltello. A impugnarlo, una sera di metà giugno scorso, nei confronti di un manovale albanese di 47 anni, era stato Massimo Carella, arrestato 24 ore dopo per tentato omicidio. Ieri il cinquantenne desenzanese, qualche trascorso nel mondo degli stupefacenti, è stato condannato a un anno, cinque mesi e dieci giorni al termine del processo in abbreviato. La Procura aveva chiesto sei anni. Il gup, Andrea Gaboardi, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Gianbattista Scalvi, ha però riqualificato l’accusa in lesioni aggravate, ridimensionando dunque drasticamente la pena inflitta.

L’aggressione risale a un mercoledì - erano da poco passate le 19 – della scorsa estate. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Desenzano e dalla Procura, l’imputato aveva iniziato a litigare fuori da un bar di via Giovanni XXIII a Rivoltella del Garda con Link Preka, titolare di un’impresa edile a Sirmione. Questi pare si vantasse di aver vinto un tagliando fortunato da centomila euro, Carella si era messo in mezzo per smentirlo sostenendo che non fosse vero. Tra i due gli animi si sono presto scaldati, hanno iniziato a volare insulti e spintoni, poi i contendenti si erano spostati in strada ed erano venuti alle mani. A un certo punto Carella avrebbe estratto un coltello e colpito il 47enne, caracollato a terra mentre l’aggressore si dileguava. Decisivo, in attesa dell’arrivo dell’elisoccorso che poi ha condotto il ferito all’ospedale Civile di Brescia, il pronto intervento di un medico di passaggio sul posto. Apparso inizialmente in gravi condizioni, Preka si è salvato. Costituito parte civile a processo sostenendo l’accusa di tentato omicidio, aveva chiesto un risarcimento di 300mila euro. La riqualifica dell’imputazione ha però fatto decadere l’istanza, e il gup lo ha rimandato per la quantificazione del danno in sede civile.