Trafficanti mafiosi di casa al Nord: "Ora vanno a braccetto con gli industriali"

Il procuratore Francesco Prete a Brescia: "Oggi il rapporto con i colletti bianchi nasce quasi alla pari " Se prima erano i criminali a cercarli ora è spesso il contrario e così entrano nell’economia

La due-giorni è stata organizzata a Villa Fenaroli da Apindustria

La due-giorni è stata organizzata a Villa Fenaroli da Apindustria

Rezzato (Brescia) - Più di un quinto delle 105.789 segnalazioni per operazioni finanziarie sospette, in odore di mafia, riguardano la Lombardia. Nel 2019, 20.937. Parola del procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho, ieri al convegno "Le infiltrazioni mafiose nelle imprese, esperienze a confronto e procedure operative di contrasto" con i massimi esperti sul tema per mettere in guardia le imprese. L’ascesa della criminalità organizzata al Nord è un dato di fatto, ancora più insidiosa con la pandemia. La due-giorni è stata organizzata a Villa Fenaroli da Apindustria Confapi Brescia e Banca Intesa in memoria di Giuseppe Frigo, illustre penalista già docente universitario e giudice costituzionale, e moderata dagli avvocati Luca D’Amore e Piergiorgio Vittorini. "Oggi le mafie sono invisibili - ha chiarito De Raho - Non sparano più, non commettono quasi più estorsioni. Si dedicano all’impresa e al reinvestimento dei proventi. Solo per la ’ndrangheta il traffico di droga porta annualmente un gettito di 30 miliardi che per il 25% è reinvestito in attività criminosa, per il 75% nell’economia".

La ’ndrangheta ha una forza straordinaria, non vi è più differenza tra trafficanti e imprenditori. Le indagini hanno evidenziato che alcuni ndranghestisti di una cosca ionica operavano a Milano incontrandosi con i grandi broker colombiani e poi si recavano in una srl di un ingegnere in difficoltà che aveva chiesto denaro. A consegnarlo, un soggetto elegante e colto. Non potendo saldare il debito, la ’ndrangheta gli ha imposto di entrare in società in modo informale, gestendola dall’interno e trattandolo come schiavo. La srl è diventata spa, e ha operato nell’expo. Con la pandemia c’è stato un allarme, bisogna tener d’occhio i cambiamenti delle società. Di qui l’avvertimento: "Acquistare crediti di imposta non esigibili, o fatture per operazioni inesistenti, comporta essere aggregati in un circuito di illegalità. Questi sono i metodi con cui oggi mafia, ndrangheta e camorra entrano nell’economia. I figli dei capi ndrangheta sono laureati e gestiscono imprese di costruzioni, smaltimento rifiuti, farmacie, centri di distribuzione. I notai sono attivi a segnalarci i cambiamenti societari. Molto meno la pubblica amministrazione, da cui nel 2020 sono pervenute solo 47 segnalazioni su 113mila operazioni finanziarie anomale, peraltro aumentate con la pandemia, segno allarmante. Serve più collaborazione, anche degli imprenditori che denunciano ancora poco, mentre devono affidarsi con fiducia".

Le indagini bresciane confermano: "Sono finiti i tempi in cui la mafia si faceva notare con prevaricazioni plateali, chiedendo per esempio il pizzo. Oggi il rapporto con gli imprenditori nasce quasi alla pari - denuncia il procuratore Francesco Prete - Se prima era la mafia a cercarli ora è spesso il contrario. C’è chi lo fa perché deve superare crisi, o chi la cerca per convenienza economica, agisce senza scrupoli. Per ridurre i costi alcuni si rivolgono a certi fornitori salvo poi capire che le forze in gioco non sono pari. Quando vanno in sofferenza si rivolgono a noi, che abbiamo il dovere di aiutarli pure se se la sono cercata. Ora vivono in località protette, con falsi documenti, senza famiglia, imprese saltate. Ma davvero conviene rivolgersi ai clan? Infine c’è chi si rivolge ai boss in caso di controversie. Non bisogna farsi abbagliare. Operatori in giacca e cravatta esercitano la cosiddetta riserva di violenza. Fanno capire che vengono da certi territori, e già questo piega la libertà d’azione". Chi indaga ha a che fare con peculiarità specifiche. "La droga, che continua a scorrere a fiumi. Ma soprattutto le frodi fiscali organizzate, di cui Brescia è epicentro - continua Prete - Gli evasori si trovano di fronte una filiera all inclusive. Tre figure non mancano mai: l’imprenditore evasore, il consulente tributario e le organizzazioni criminali che aprono cartiere. La Finanza nel 2021 ha accertato un miliardo fatture false e 370 miliardi di fatture annotate. E i valori sequestrati sono solo 10 milioni. Troppo poco. Per non dire del riciclaggio, incontrollabile. Le tecniche cambiano, ci sono pure le monete virtuali. Lo scenario criminale è così avanzato che la nostra professionalità deve crescere".