Morta durante il parto: nessuno è colpevole, ma i familiari non cedono

Ricorso contro la Procura. Il bimbo vissuto 7 mesi di Beatrice Raspa

L’ospedale di Desenzano sul Garda

L’ospedale di Desenzano sul Garda

Brescia, 5 ottobre 2015 - Archiviazione. Per la procura di Brescia lo staff medico di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Desenzano del Garda non ha colpa per la tragica morte di Stella Migale, la 37enne di Castiglione delle Stiviere (Mantova) deceduta in sala parto il 24 giugno 2014 mentre dava alla luce il suo secondogenito, Andrea. Il sostituto procuratore Eliana Dolce ha chiesto di archiviare l’indagine che aveva fatto finire sotto la lente degli inquirenti otto operatori, medici e anestesisti, che quella notte si erano occupati di assistere la donna nelle ultime ore di gestazione.

La consulenza tecnica affidata a un medico legale – la dottoressa Chen Yao di Pavia – e a un ginecologo – Enzo Rezzonico, di Como – aveva scagionato l’équipe del reparto neonatale. «Non si evidenziano profili di colpa professionale», avevano concluso gli esperti sottolineando che tutte le procedure erano state rispettate. Stella ha perso la vita per una sindrome di embolia amniotica, evenienza rara (un caso su 40mila parti), «imprevedibile e non preventivabile», avevano annotato gli esperti, con tassi di mortalità del sessanta per cento. Quando il battito del cuore del bimbo ha rallentato lo staff è intervenuto con una «reazione immediata» eseguendo il cesareo «in tempi minimali» e correttamente.

Il marito e i famigliari della vittima pero’ sono di avviso contrario, sostengono la tesi degli errori procedurali e di valutazione, e tramite l’avvocato Gianfredo Giatti (Foro di Mantova) si oppongono alla richiesta di archiviazione. «Le nostre contro-indagini hanno dimostrato che il sala parto tra i medici si era scatenato un parapiglia per l’orario di intervento, gli operatori si erano messi a litigare tra loro» assicura il legale, che ha depositato l’esito degli approfondimenti di parte. La parola adesso passerà al gip - l’udienza è fissata per metà novembre – chiamato a decidere se quell’inchiesta vada davvero chiusa in un cassetto oppure si rendano necessarie integrazioni investigative. L’intero staff del reparto dell’ospedale di Desenzano rimane invece sotto indagine per la morte del piccolo Andrea Migale, il bimbo rimasto a lungo in carenza di ossigeno, nato con gravi malformazioni e sopravvissuto solo sette mesi e sei giorni. «Non chiedo risarcimenti, ma la verità deve emergere. Quei dottori hanno sbagliato, ci hanno rovinato la vita – ha detto Antonio Virelli, marito della vittima, rimasto pure senza figlio - . Ci sono stati ritardi e sottovalutazioni. Alle cinque del mattino ero stato fatto uscire dalla sala operatoria perché il bambino aveva perso il battito. Qualcuno mi deve ancora spiegare perché è nato solo alle 5.41. Che cosa è stato fatto in quei 40 minuti? Perché il cesareo è stato praticato così tardi? E perché nelle cartelle cliniche c’è scritto che le complicazioni si sono presentate alle 5.20? Troppi elementi non quadrano per i famigliari di Stella Migale, che continuano la battaglia sul piano civile ma non si rassegnano nemmeno sul fronte penale, tanto che di recente hanno sporto un’altra denuncia.

di Beatrice Raspa