Brescia, paziente morta dopo l’asportazione del neo: "Condannateli tutti"

Si sono dichiarati innocenti. Ma la procura ha chiesto pene pesanti: 14 anni per il medico Oneda e 16 per il guru

Roberta Repetto

Roberta Repetto

Brescia, 8 luglio 2022 - Volge al termine il processo in abbreviato in corso al Tribunale di Genova a carico del chirurgo bresciano Paolo Oneda per il presunto omicidio volontario di Roberta Repetto, la 40enne figlia dell’ex sindaco di Chiavari uccisa nel 2018 da un melanoma dopo l’asportazione di un neo con pratiche alternative al centro Anidra, in Liguria. A eseguire l’intervento su un tavolo da cucina di un agriturismo del centro fu proprio Oneda, per l’accusa senza anestesia e senza esame istologico, tanto che la donna, curata solo con meditazioni e tisane, morì dopo due anni di agonia.

Presente all’intervento la psicologa Paola Dora, compagna di Oneda, coimputata. Ieri le discussioni delle difese: gli avvocati Alberto Sirani e Giovanni Motta, che assistono Oneda, hanno chiesto l’assoluzione del medico, prima dell’inchiesta in forza all’ospedale di Manerbio,"perché il fatto non sussiste" o "non costituisce reato" o in subordine la derubricazione dell’omicidio volontario in colposo. Chiesta l’assoluzione piena anche per Paola Dora, difesa dall’avvocato Giordana Frattini. A processo c’è anche il fondatore di Anidra, il “santone” Paolo Bendinelli, che risponde pure di convenzione incapace e di violenza sessuale. Il suo difensore parlerà il 13 luglio. Sentenza a settembre. Tutti si sono dichiarati innocenti. Ma la procura ha chiesto condanne pesanti: 14 anni per Oneda, 10 per Dora e 16 per il guru.