Iseo, una palestra per insegnare a scalare: il sogno di Monia è forte come una roccia

La sportiva ha recuperato una parete da scalare alla “Buca del Quai“ per insegnare una particolare specialità di arrampicata

Si può imparare il “Dry tooling“: l’arte di riasalita di pareti e cascate ghiacciate

Si può imparare il “Dry tooling“: l’arte di riasalita di pareti e cascate ghiacciate

Iseo, 3 agosto 2020 - Monia Gaibotti ha realizzato un sogno. Ovvero quello di creare una palestra di roccia dove insegnare ai principianti come si scala con le picozze, in modo da poter praticare il Dry Tooling, che è l’equivalente estivo della risalita di cascate e pareti ghiacciate. "Ho sempre coltivato l’idea di creare dei percorsi adatti a tutti – spiega – La zona della Buca del Quai è fantastica. I percorsi che ho creato con alcuni collaboratori sono stati realizzati nella parte inferiore. Nella parte superiore l’accesso è consigliato agli esperti e agli atleti preparati".

L’impresa di Monia Gaibotti è cominciata alcuni anni fa. "Il lavoro è stato enorme e pure piuttosto faticoso – spiega – abbiamo impiegato tre settimane per ripulire una falesia inutilizzata, dove un tempo c’erano delle vie per l’arrampicata libera. L’edera, le piante di fico e le erbacce ricoprivano tutto. Abbiamo pulito, riqualificato, bonificato e messo in sicurezza l’intera parete rocciosa e poi creato quelle che in gergo tecnico si chiamano prese, che servono per le picozze. Si tratta di vie facili, che servono per imparare e prepararsi. Ad aiutarmi è venuto Alberto Damiola, un grande atleta che ha aperto vie ovunque e che ha collaborato gratuitamente".

La falesia, anche per la vicinanza al parcheggio e alla strada è frequentatissima, anche dai giovani. Le prese sono state posizionate in modo sicuro, di modo da evitare cadute importanti. Attualmente è anche frequentata da guide alpine e da gruppi Cai che desiderano fare avvicinare i più giovani a questo sport. Settimanalmente Monica Gaibotti si reca alla palestra di roccia per pulire e tenere in ordine l’area, supportata dal volontario Franco di Prizio, che si occupa anche della parte superiore della Buca del Quai, dove in questo giorno sono in fase di realizzazione pure nuove vie per l’arrampicata libera.

«Un lavoro fondamentale viene poi fatto da Lancini e Jean Bonardi del Soccorso Alpino speleologico poiché il sabato vengono a controllare lo stato della falesia di modo da evitare problemi, specie nei periodi in cui piove molto – conclude Monia Gaibotti – poiché la roccia potrebbe essere soggetta a fenomeni di erosione, oppure dall’alto potrebbero cadere dei massi, creando pericolo per gli atleti, che comunque sono tenuti a indossare il caschetto di protezione come chi fa arrampicata libera".