Mina, ustioni su tutto il corpo Al Ris i reperti dell’autopsia

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Ora al caso di Mina Safine, la 45enne originaria del Marocco che secondo l’accusa è stata bruciata viva dal marito al culmine di una lite in casa, lavoreranno anche i Ris di Parma. È l’ultima novità investigativa sulla vicenda della donna morta domenica al centro grandi ustionati dell’ospedale Gaslini di Genova.

Dall’autopsia, eseguita nel capoluogo ligure, è arrivata la conferma che a causare il decesso sono state le bruciature estese al 90 per cento del corpo. L’esame non ha quindi rilevato nulla di nuovo sotto il profilo della ricostruzione dei fatti.

La Procura però, ai medici legali, oltre a quello della causa della morte aveva posto un secondo quesito, volto a capire meglio la dinamica degli eventi, oggetto di un’interpretazione contrapposta da parte di marito e moglie. Per avere un’analisi più approfondita, i reperti autoptici saranno inviati al Ris di Parma.

Il presunto omicida, il marito Abderrahin Senbel, connazionale di 55 anni, nel frattempo è ancora piantonato all’ospedale Civile. A sua volta rimasto ustionato, in modo non grave, attende di essere sottoposto a un intervento chirurgico ricostruttivo dei tessuti di braccia e mani.

Lui addetto alle pulizie, lei badante, nessun figlio, entrambi all’apparenza integrati, i coniugi - per l’accusa - la sera del 20 settembre avevano avuto un violento diverbio per questioni non chiarite nel loro appartamento di via Tiboni. I vigili del fuoco avevano trovato la signora in corridoio con gli abiti in fiamme ed era stata lei, poco prima di entrare in coma, a puntare il dito contro il marito. Ma Senbel ha negato, dicendo che la donna avrebbe fatto tutto da sola: voleva suicidarsi in preda a una crisi depressiva. B.Ras.