Donna morta dopo il ricovero nel bresciano, otto medici sotto processo

Un'auto la investe, lei cade e riporta la frattura di una vertebra. Non sembra nulla di preoccupante, invece muore in preda ai dolori nel giro di un mese

L’anziana signora fu ricoverata dopo essere stata investita da un’auto

L’anziana signora fu ricoverata dopo essere stata investita da un’auto

Brescia, 17 settembre 2019 - Un'auto la investe, lei cade e riporta la frattura di una vertebra. Non sembra nulla di preoccupante, invece muore in preda ai dolori nel giro di un mese. «Trombo-embolia polmonare», ha chiarito l’autopsia. E’ la storia di Giovanna Salvetti, 87enne di Breno deceduta a fine settembre 2016. Il drammatico epilogo dei postumi di quell’incidente, ritenuti non tali da metterne a rischio la vita, ha fatto finire a processo otto medici della Asst Valcamonica: sei dell’ospedale di Esine, uno di Edolo e uno della residenza per anziani di Bienno. Il pm Cristina Bonomo li accusa di omicidio colposo, idem i parenti, che si sono costituiti parte civile. Gli imputati avrebbero sottovalutato la criticità in cui versava l’anziana, allettata e nelle condizioni di essere colpita da una trombosi venosa letale. Per evitarla, non sarebbe stata messa in atto la profilassi necessaria. Anzi, la bisnonna fu dimessa senza prescrizioni, eccetto il busto, e a quelle dimissioni i figli si opposero. Ieri il dibattimento è entrato nel vivo con la deposizione dei primi testi dell’accusa, tra cui la consulente del pm Anna Antonietti, Istituto di medicina legale del Civile di Brescia. La dottoressa ha ripercorso l’odissea della signora Salvetti, autosufficiente fino al giorno dell’investimento. «La paziente fu ricoverata a Esine il primo settembre 2016 dopo l’incidente che le provocò la frattura della vertebra dorsale D7 – ha spiegato Antonietti – Fu sottoposta ad accertamenti e al busto ortopedico. Durante il ricovero lamentava dolori e occlusioni intestinali, per i quali furono eseguiti radiografie e clisteri. Lei continuava a essere sofferente, obbligata a letto, in forte difficoltà a muoversi. Il 15 settembre fu dimessa in condizioni di debolezza, deficit di forze e di mobilità, e trasferita nella residenza per anziani a Bienno». Dalla Rsa non uscì più, e nel giro di un paio di settimane morì. «Dipese da una trombo-embolia polmonare riconducibile alle condizioni di scarsa mobilità dovute alla frattura – ha continuato il medico legale -. Stando alle linee guida delle società scientifiche di ortopedici e internisti l’anziana presentava un fattore di rischio trombotico di oltre sei punti, molto elevato. Per una paziente ultra70enne con un traumatismo importante quale è una frattura vertebrale era necessario applicare una profilassi anti-trombotica. Ma nelle cartelle cliniche non è indicata. A Esine non fu mai valutata, e alla Rsa di Bienno nemmeno. Non fu eseguita alcuna valutazione di rischio». Il processo continua l’11 novembre.