"Non vogliamo vaccinarci": 500 operatori sanitari ricorrono al Tar

La battaglia contro l’obbligo imposto per legge. Boom di adesioni a Milano e Brescia, oltre 12mila professionisti ancora da immunizzare

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Brescia - Più che “no vax“ preferiscono definirsi free vax, ma al di là delle definizioni il risultato a lato pratico cambia poco: adesso a non volersi vaccinare contro il Covid ci sono anche medici, infermieri e operatori sanitari in genere, che hanno deciso di unirsi tra di loro e presentare un ricorso collettivo al Tar, nel timore di pagare la conseguenza della loro libertà di scelta con provvedimenti a loro carico sul posto di lavoro.

Solo tra Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova se ne contano più di 300 che hanno presentato ricorso al Tar di Brescia per chiedere l’annullamento dell’obbligo vaccinale, altri 200 hanno fatto la stessa cosa a Milano. "Si tratta di una battaglia democratica, le posizioni dei miei assistiti non sono No Vax – spiega il professor Daniele Granara, nella doppia veste di legale e docente di Diritto Costituzionale – Qui ci troviamo di fronte all’obbligo di sottoporsi a un rischio per poter esercitare la propria professione".

Il rischio è la vaccinazione che da oltre un anno e mezzo i virologi indicano come l’unica possibilità per sconfiggere la pandemia. "Il nostro è l’unico Paese dell’Unione Europea a prevedere l’obbligatorietà per determinate categorie di soggetti della vaccinazione – prosegue il legale che ha presentato un ricorso di 52 pagine che verrà discusso il prossimo 14 luglio di fronte alla prima sezione del Tar di Brescia –. Siamo di fronte a un’evidente illegittimità costituzionale, sotto plurimi profili, di diritto interno e diritto europeo. Si è reso obbligatorio un vaccino di cui non è garantita né la sicurezza né l’efficacia. Per questo rivendichiamo la libertà di scelta della cura e la libertà della ricerca scientifica sancite dalla Costituzione, diritti inviolabili e parte integrante del patrimonio costituzionale comune dei paesi dell’Unione Europea".

I medici e gli infermieri, ma anche i farmacisti e il personale ospedaliero, che hanno presentato ricorso sostengono che "il Legislatore italiano ha inteso prevedere un singolare obbligo vaccinale in danno degli operatori sanitari e sociosanitari, costretti a sottoporsi a uno dei quattro vaccini autorizzati in Italia, senza avere certezza circa la loro efficacia e sicurezza e, peraltro, senza nemmeno avere la possibilità di scegliere a quale tra i quattro sottoporsi". I cinquecento camici bianchi sono l’avanguardia di altri 12mila colleghi che non si sono ancora vaccinati nella sola Lombardia. Inutile dire che le loro obbiezioni, se accolte, rischiano di scoperchiare un vaso di Pandora che a quel punto coinvolgerebbe anche il diritto a non vaccinarsi senza subire alcuna conseguenza di tutti gli altri lavoratori.