Matrimoni civili in ristoranti super: "Mai preso soldi"

"Non ho mai preso euro per quell’attività. I pagamenti erano frutto di offerte libere degli sposi, io ho sempre pensato solo al bene del paese". Così si è difeso l’ex sindaco di Castenedolo Gianbattista Groli, a processo per peculato e falso. Una grana giudiziaria scaturita dall’avere celebrato tra il 2013 e il 2015 oltre cento nozze civili in ristoranti da sogno, fuori dal Comune, dunque, unica sede in cui in teoria avrebbe avuto competenza. Negli atti tuttavia i matrimoni risultavano officiati in municipio, con date e orari sfalsati. Stando all’accusa per il “servizio“ avrebbe ricevuto 300 euro a coppia, transitati sull’Iban dell’associazione culturale Aldo Moro, di cui è presidente. Davanti ai giudici - presidente Roberto Spanò - e al pm Antonio Bassolino, l’ex sindaco ha detto di avere agito in buona fede. "Tutto è nato da due fidanzati che mi chiesero di sposarli in un ristorante sul lago d’Iseo, io prima non lo avevo mai fatto - ha spiegato Groli, per 20 anni alla guida di Castenedolo - Poi si fece avanti un’altra coppia di Milano, e da lì le domande si sono moltiplicate. Anche i ristoratori iniziarono a indirizzare gli sposi da me. Alla fine era diventato un hobby. Con i fidanzati concordavamo scenografie, cerimonie nella sabbia, letture di poesie, musica. All’inizio portavo fuori dal Comune i libri di stato civile, poi non più. Siccome la firma si poteva fare solo in sala giunta, poi gli sposi passavano in Comune. Della redazione dei verbali si occupavano gli uffici. Sono rimasto sorpreso scoprendo la discrasia di date, non l’avevo colta". "Sono sempre venuti gli sposi a cercarmi. Quando mi chiedevano se volessi un compenso, io rispondevo che se ritenevano, potevamo fare un’offerta libera all’associazione che organizza dibattiti storico-politici. In aula anche un consulente della difesa, il notaio Mario Mistretta, secondo cui le irregolarità formali degli atti non inficiano la validità delle nozze. B.Ras.