Marmo Botticino, sogno americano

Studenti verranno a conoscere la lavorazione della pietra utilizzata per la base della Statua della Libertà

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di Federica Pacella

Per secoli è stata la pietra d’elezione per opere pubbliche e monumenti, dalla Casa Bianca a Washington al Vittoriano a Roma, e per le case private di chi, anche all’estero, ricercava nella bellezza del marmo di Botticino lo stile del made in Italy.

Negli ultimi anni questo materiale, che arriva dalle cave dell’hinterland bresciano, vive momenti alterni, perché le nuove tendenze portano le scelte degli architetti verso altri materiali.

Anche per rilanciare il marmo di Botticino, con le sue qualità, Accademia di Belle Arti Laba, Florence Academy of Art (istituzione universitaria statunitense) e Scuola delle arti e della formazione professionale “Rodolfo Vantini“ di Rezzato hanno siglato in Broletto la collaborazione che proietterà nuovamente il marmo bresciano oltreoceano, attraverso la Summer Marble School.

"Si delinea un percorso formativo e culturale inedito e all’avanguardia – spiega Marcello Menni, direttore Laba – dedicato proprio alla lavorazione del marmo di Botticino e contestualizzato nei luoghi storicamente ad essa vocati". Per l’estate 2023, anno di Capitale della Cultura, ci si aspetta l’arrivo di almeno una trentina di studenti dell’Academy, provenienti da tutto il mondo. "Il marmo di Botticino rappresenta una straordinaria eccellenza, il cui prestigio va ben oltre i confini locali – commenta Susan Tintori, direttrice esecutiva Florence Academy of Art –. Questa per noi è l’occasione perfetta per implementare la proposta didattica e attivare una rete di relazioni destinate ad avvicinare sempre più studenti e docenti americani a questa arte e a questo territorio".

Il bacino del marmo di Botticino si estende su una superficie territoriale di 3.800 ettari nella quale sono presenti 23 ambiti estrattivi con 75 cave attive.

Nel distretto operano circa 240 aziende di cui 50 impegnate nell’attività estrattiva, 150 nella lavorazione, modellatura e finitura delle pietre naturali e 40 in quelle del commercio all’ingrosso, con 1.700 occupati; il 90% della produzione va all’estero, in particolare in Nord Africa, India e Estremo Oriente.

Negli ultimi anni, si è registrato un calo nel fatturato: i 3 consorzi presenti sono passati nel complesso dai 174 milioni del 2017 agli 80 milioni del 2020.

"Quello bresciano è il secondo bacino per importanza dopo quello di Carrara – sottolinea Lara Vianelli, direttrice Cfp Rodolfo Vantini –. Veicolare il brand a livello mondiale significa fare un’operazione formativa, culturale, economica ma anche di promozione del territorio non indifferente".