Marcheno, caso Bozzoli: l'altro mistero. Chiuso il caso Ghirardini

Il gip ha archiviato il fascicolo sull’istigazione al suicidio dell’operaio ma i reperti restano sotto sequestro in vista di un’eventuale riapertura

Beppe Ghirardini

Beppe Ghirardini

Brescia - La vicenda di Beppe Ghirardini, l‘addetto ai forni della fonderia di Marcheno, di turno quando la sera dell’8 ottobre 2015 sparì il suo titolare Mario Bozzoli e che una settimana dopo in circostanze mai chiarite fu trovato avvelenato da due capsule di cianuro a Case di Viso, a cento chilometri da casa, va in archivio.

I fratelli Alex e Giacomo Bozzoli - il secondo sta affrontando il processo in Assise con l’accusa di avere ucciso lo zio Mario - tirano un sospiro di sollievo. Almeno per ora. Il gip Elena Stefana ha avallato la richiesta della procura generale di archiviare il fascicolo per istigazione al suicidio a loro carico. È la seconda richiesta in tal senso e per due volte la famiglia di Ghirardini si era opposta. Il giudice ha dato ragione agli inquirenti secondo cui, a dispetto di un supplemento investigativo concesso - tra maggio e giugno 2021 erano state disposte nuove intercettazioni per una decina di persone, operai e autisti della fonderia - non sarebbero emersi elementi sufficienti per procedere. Non sarebbe stata trovata prova del reato. Il gip ha però al contempo lasciato aperto ben più di uno spiraglio, tanto da aver deciso di mantenere sotto sequestro gli abiti, l’auto e i beni appartenuti all’addetto ai forni, in vista di un’eventuale riapertura delle indagini. Non solo. Nelle quattro pagine di ordinanza, Stefana ha stigmatizzato la "nebulosità" e l’"opacità" delle prove dichiarative - il riferimento è ai molti testi sfilati in Assise che spesso e volentieri in aula hanno ritrattato quanto riferito in origine - ritenute "meritevoli" di approfondimento.

«Dai verbali acquisiti a dibattimento emergono contraddizioni e reticenze nelle affermazioni, in contrasto con quelle già rese in precedenza, e passaggi confusi" si legge nelle carte. E "non affiorano argomenti che diano corpo al nesso di causalità tra il decesso di Ghirardini e la misteriosa e inquietante sparizione di Bozzoli". «No comment» dai difensori degli indagati - gli avvocati Luigi, Giordana e Giovanni Frattini - che rimandano ogni considerazione all’udienza in Assise dell’8 settembre, al termine della quale il presidente Roberto Spanò dichiarerà chiusa l’istruttoria in vista delle discussioni finali.

Palpabile la delusione dei familiari di Beppe - le sorelle e la ex moglie, assistiti dagli avvocati Maurizio Simini, Mariacostanza Rossi e Michela Marchesi - che non hanno mai creduto al suicidio e hanno spinto per svolgere ulteriori ricerche. "Speravamo che l’archiviazione non arrivasse – ammette Simini – Il nostro auspicio è che in ogni caso la storia di Beppe non si chiuda qui. Continueremo a indagare".