Manuela Bailo
Brescia, 21 novembre 2018 - Nuovi elementi emersi dall’autopsia eseguita sul corpo di Manuela Bailo fanno vacillare ancora di più la ricostruzione di Fabrizio Pasini, il 48enne che ha confessato l’omicidio della donna con cui aveva una relazione extraconiugale. Manuela era viva quando la notte dello scorso 28 luglio le è stata tagliata la gola.
La conferma arriva dalle tracce ematiche trovate all’interno dei polmoni della donna. La 35enne avrebbe quindi respirato del sangue prima di morire per uno choc emorragico dopo essere stata sgozzata. Pasini potrebbe inoltre avere inferto anche un secondo colpo alla donna: sul collo della 35enne impiegata di Nave il medico legale ha infatti individuato un altro piccolo taglio compatibile con una lesione da arma bianca. Di certo c’è che le ferite alla carotide non possono essere state provocate dopo il decesso.
Secondo il medico legale il recupero del corpo dalla vasca di liquami dove Pasini l’aveva gettato è stato fatto senza provocare lesioni al collo; e quei tagli non possono nemmeno essere la conseguenza di altri agenti esterni, ad esempio animali randagi presenti all’interno della cascina di Azzanello dove è stato ritrovato il cadavere in avanzato stato di decomposizione e con un canovaccio appoggiato sulla giugulare. L’altra certezza che andrebbe a smontare la verità di Pasini è quella che riguarda le due fratture individuate sul cranio di Manuela. Il 48enne ha sempre sostenuto di avere spinto la 35enne dalle scale e che la donna sarebbe morta proprio per i colpi presi durante la caduta. Per il medico legale le fratture, compatibili con quelle dovute a una caduta, non possono avere provocato il decesso: da quelle ferite non è uscita nemmeno una goccia di sangue. Il quadro sembra quindi sempre più chiaro. La Procura attende altri risultati dal Ris su oggetti e tracce repertate nella casa di Ospitaletto: dovrebbero arrivare entro fine mese.