Brescia, l'amante di Manuela Bailo dopo l'omicidio offriva il caffè

Parlano i colleghi dell'uomo

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Brescia, 26 agosto 2018 - Fabrizio Pasini, in carcere per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Manuela, lunedì 30 luglio, 15 ore dopo aver ammazzato l’amante e collega, il corpo ancora da nascondere, è andato in ufficio. Alla Uil di via Vantini in città, dove lavorava insieme alla 35enne di Nave, la donna che era innamorata di lui e con cui sebbene fosse sposato e con due figli aveva allacciato una storia. Una storia che lui sostiene fosse finita da un anno. «Quella mattina alle 8.45 Pasini è venuto a cercarci per un caffè – racconta uno dei vicini di scrivania, ieri con altri sindacalisti alla camera ardente allestita al Civile di Brescia in vista dei funerali, domani alle 16 a Nave –. Strano. In genere non veniva mai al bar appena arrivato. Invece in quell’occasione l’ha fatto e in molti abbiamo avuto l’impressione volesse metterci al corrente di un fatto: che la notte precedente si era ferito in casa inciampando. Un mostro di una freddezza spaventosa».

Un uomo da un doppio volto. Capace di scherzare con i colleghi poche ore dopo aver ammazzato Manuela. Si erano incontrati nel tardo pomeriggio del 28 luglio a Brescia per un aperitivo, poi insieme erano andati a Ospitaletto, nella casa della madre di lui, libera perché la signora era in ferie con i nipoti. Quella notte il 48enne finisce al pronto soccorso del Civile per una frattura al costato e ad accompagnarlo è proprio Manuela. Con cui, peraltro, si messaggia dalla sala d’attesa («Tutto a posto?», «Ho freddo») prima di rientrare nella stessa casa dove tra le 4 e le 6 si compie l’omicidio. Le telecamere in via Allende inquadrano lui e Manuela che escono all’1,56 e tornano alle 3,57. Sembrano tranquilli. Alle 6 l’ex sindacalista è ripreso mentre esce a torso nudo, sale in auto e torna in via San Giacomo dalla moglie, sempre a Ospitaletto. «L’ho spinta dalle scale durante una lite stupida per un mio tatuaggio con le iniziali dei figli, lei si è ingelosita, ci siamo spinti ed è caduta», la sua versione. Bugia, sostengono carabinieri e procura. «Manuela ha una ferita profonda alla gola, ha la carotide recisa da un’arma da taglio», ha dichiarato il procuratore Tommaso Buonanno.

Gli esiti dell’autopsia non sono ancora definitivi ma incrociati con le copiose tracce di sangue trovate nell’interrato, tra il garage e il bagnetto, portano a un’altra verità rispetto a quella di Pasini: prima un colpo in testa inferto con un oggetto contundente, poi una coltellata. Sotto esame un coltello a serramanico trovato nella portiera sinistra del Suv Mitsubishi di Pasini. Ma lui «nega e piange – lo difende l’avvocato Pierpaolo Pettenadu –. Persino il parroco mi ha chiamato per dirsi sconvolto, Pasini dava una mano per organizzare le feste, frequentava la parrocchia. Era un insospettabile».