Brescia, Manuela Bailo uccisa dall'amante dopo averlo accompagnato all'ospedale

Manuela la sera in cui è poi sparita aveva accompagnato Fabrizio Pasini all’ospedale per una contusione, al rientro la lite

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Fabrizio Pasini, l'ex amante di Manuela Bailo

Beatrice, 22 agosto 2018 - Come è morta Manuela? È stata una caduta accidentale dalle scale come ha raccontato il suo amante reo confesso, oppure sotto c’è dell’altro e l’uomo con cui l’impiegata aveva instaurato una lunga, tormentata relazione l’ha strangolata? E ancora, il decesso è stato immediato o è stato l’epilogo di un’agonia? Molti tasselli sono ancora da mettere a posto per far quadrare il giallo di Manuela Bailo, la 35enne di Nave scomparsa il 28 luglio e trovata sotto terra nel fondo agricolo di una cascina sperduta nella campagne del Cremonese, ad Azzanello. A condurre i carabinieri e il pm Francesco Carlo Milanesi laggiù e a far ritrovare il cadavere, lunedì all’alba, è stato Fabrizio Pasini, amante e collega della vittima alla Uil di Brescia. Ora è in carcere per omicidio e occultamento di cadavere, e attende la convalida del fermo. Domenica sera l’uomo, 48 anni, sposato e con due figli di 15 e 17 anni, ha trovato i carabinieri sulla porta della sua villetta a Ospitaletto, in Franciacorta. In mano i militari avevano un decreto di perquisizione. In testa, la certezza che il sindacalista, intercettato con la famiglia di ritorno da due settimane di ferie ad Alghero, fosse il sospettato numero uno della sparizione di Manuela.

Tre ore, e Pasini ha confessato: «È finita come non doveva finire - ha ammesso -. È stato un incidente, lei è volata dalle scale». La circostanza però è da appurare, e alcuni dettagli di quella tragica notte, tra il 28 e il 29 luglio, attendono una collocazione definitiva. A cominciare da un accesso al pronto soccorso da parte di Pasini, che proprio quella notte si ritrova con una costola incrinata. «Sono inciampato in casa» aveva dichiarato. Ma non è vero. In ospedale lo porta Manuela, con cui lui aveva trascorso la serata e pure le ore successive. L’impiegata del Caf esce dalla casa di Nave che condivideva con l’ex fidanzato nel tardo pomeriggio del 28 luglio. Ha un appuntamento con Pasini a Brescia. Con sé ha una borsa e qualche cambio d’abito, come se volesse trascorrere fuori il weekend, ma non racconta a nessuno dei suoi programmi, non parla volentieri di quel rapporto contrastato. La donna posteggia la Opel Corsa tra via Vallecamonica e via Milano - gli investigatori l’hanno ritrovata una settimana prima di Ferragosto - sale sulla macchina di lui e i due si spostano al lago per un aperitivo. Poi la coppia segreta, che ufficialmente secondo l’uomo non esisteva perché la storia a suo dire era finita un anno fa, si dirige a Ospitaletto. A casa della madre di Pasini, che è libera, dal momento che la signora, vedova, è in vacanza al mare con i due nipoti. Come siano trascorse le ore seguenti è un punto interrogativo. Ma un fatto è certo ed è agli atti: in piena notte la scena si sposta in pronto soccorso. Pasini si è incrinato una costola e ad accompagnarlo è Manuela, con la quale poi rientra nella stessa casa dove poco dopo si è verificato il presunto «incidente».

«Lei è caduta dalle scale e io ho quando ho capito che cosa era accaduto ho perso la testa». Lei insomma muore. Prima di sbarazzarsi del cadavere il sindacalista attende un po’. Torna più volte nella villetta di famiglia, sempre a Ospitaletto, dove c’è la moglie. Escogita un piano per prendere tempo e inscenare la fuga volontaria della povera Manuela digitando dal suo telefono Whatsapp alle persone a lei vicine. Compie dei sopralluoghi tra le campagne della Bassa al confine con il Cremonese, luoghi a lui ben noti perché frequentati durante le uscite con gli amici del soft air, a simulare la guerra con mimetica e armi giocattolo. Infine, dopo qualche giorno, il corpo nel frattempo sempre rimasto a casa, lo infila in un sacco dell’immondizia e lo seppellisce in un anfratto della cascina di Azzanello. Lunedì sera 30 luglio spegne anche i telefoni della vittima e se ne sbarazza. «Sono nelle Torbiere» ha confessato al magistrato e ai carabinieri, che ora li stanno cercando.