Maltrattamenti su bimba autistica, l’educatrice chiede di tornare libera

La collaboratrice scolastica era stata arrestata due settimane fa in flagranza. Il difensore contesta la gravità indiziaria

Le manette erano scattate due settimane fa in flagranza, per presunti maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni di un’alunna disabile di sette anni. Ieri ha chiesto al Riesame di tornare in libertà. Protagonista, la collaboratrice scolastica finita in cella - poi ai domiciliari - dopo le riprese video delle microcamere installate di nascosto nella scuola elementare della Bassa frequentata dalla bimba. L’educatrice, una 33enne dipendente di una cooperativa, per mano del suo avvocato, Marco Soldi, ha perorato l’annullamento dell’ordinanza contestando la gravità indiziaria - i giudici si sono riservati - in particolare mettendo in evidenza ipotizzate discrepanze tra le immagini estrapolate dai video e i lividi riscontrati sulla piccola.

"Sono rimasta scioccata da quelle fotografie, io non avrei mai fatto del male alla bambina, le volevo bene" è la dichiarazione spontanea che l’indagata aveva rilasciato al gip, Francesca Grassani, durante l’interrogatorio di convalida.

L’indagine, di cui è titolare il pm Alessio Bernardi, aveva preso le mosse dalla denuncia dei genitori della vittima, affetta da autismo e in difficoltà con la comunicazione verbale. La bimba da qualche tempo mostrava segni di disagio, psichico e fisico. Era diventata intrattabile, sul corpo presentava lividi inquietanti di cui non si capiva l’origine - non parla bene - e non voleva più andare a scuola.

La procura aveva disposto l’installazione di microcamere nelle aule. Due giorni di monitoraggio, il 27 e il 28 aprile, per l’accusa sono bastati per avere prova di botte, schiaffi, pizzicotti, strattoni, tirate di capelli, urlate.

Per interrompere le violenze i carabinieri avevano fatto irruzione a scuola e ammanettato la donna.

B.Ras.