Brescia, maltrattamenti all'asilo: la verità delle maestre

Già interrogate, le tre donne hanno dato la loro versione dei fatti

L'incontro di un bimbo con mamma e papà

L'incontro di un bimbo con mamma e papà

Brescia, 18 giugno 2019 - Hanno scelto di parlare per difendersi, e lo hanno fatto in tempi record, non aspettando il termine dei dieci giorni, le tre maestre del nido «La spiaggia delle tartarughe» di Rodengo Saiano, finite al centro di un’inchiesta della procura per presunti maltrattamenti aggravati. Le tre dipendenti – ex, perché la direzione dell’asilo ha annunciato di avere già avviato il licenziamento – venerdì hanno reso la loro versione al gip, Paolo Mainardi, in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Il giudice aveva disposto nei loro confronti l’obbligo di firma - mercoledì la notifica dell’ordinanza - un provvedimento meno afflittivo dei domiciliari chiesti dal pm Marzia Aliatis, ma che comunque riconosce gli indizi di colpevolezza.

Stando alla squadra Mobile della questura di Brescia e alla magistratura, le maestre – due ventottenni e una venticinquenne residenti in paesi limitrofi – dal settembre 2017 avevano posto in essere uno stillicidio di azioni sopra la righe ai danni dei bimbi che facevano loro perdere la pazienza. Spintoni, trascinamenti per i vestiti, parolacce, grida, insulti e frasi denigratorie. E poi punizioni, dal mancato cambio dei pannolini sporchi al rifiuto del cibo dopo un capriccio o un comportamento sgradito, passando per l’obbligo di stare immobili in un angolo.

A fare scattare l’inchiesta era stata la denuncia della mamma di una bimba, poi ritirata dall’asilo. Preoccupata perché la figlia sembrava diventata aggressiva, la signora la scorsa estate si è confrontata con altre mamme tra cui rimbalzavano ansie e sospetti e poi ha bussato alle forze dell’ordine. A fine 2018, un’altra denuncia: quella di una maestra in prova, che avrebbe rifiutato l’assunzione perché in contrasto con lo «stile» delle colleghe. Problemi avrebbe sollevato anche un’altra dipendente, che si era dimessa a fine 2017. Tre mesi di intercettazioni ambientali e di video delle microcamere installate dentro l’asilo avrebbero fornito a chi indaga elementi sufficienti per chiedere la misura cautelare.