Fase 3, Comune chiede a maestre di lavorare nei centri estivi: è scontro a Brescia

Per le rappresentanze sindacali è una "forzatura": "Ciò che si attiva non è scuola, non è educazione ma un servizio di pura assistenza oraria"

Centri estivi, foto d'archivio Dire

Centri estivi, foto d'archivio Dire

Brescia, 9 giugno 2020 - E' scontro all'interno del Comune di  Brescia tra l'amministrazione e le maestre delle scuole materne. Ad accendere la polemica  la richiesta, avanzata dal Comune nei confronti delle insegnanti delle scuole dell'infanzia, di lavorare nei centri estivi organizzati in città a partire dal prossimo 29 giugno, in cui è previsto anche un servizio dedicato ai bambini dai 3 ai 6 anni. Una richiesta respinta al mittente dalla rappresentanza sindacale unitaria, che l'ha giudicata "una forzatura" fatta "scavalcando ogni relazione sindacale su tematiche che hanno una propria regolamentazione contrattuale".

I sindacati hanno avanzato preoccupazioni sull'incolumità delle dipendenti comunali, oltre che dei bambini, e dubbi sul rispetto delle norme di sicurezza. I "gruppi molto piccoli" in cui verrebbero suddivisi i partecipanti (cinque per ogni maestra) non rispondono "ai bisogni di aggregazione, contatto, socialità e relazione dei bambini", si legge in un duro documento diffuso dalla Rsu, con le educatrici ridotte al ruolo di "distanziatori" dalle linee guida sui centri estivi. "Ciò che si attiva non è scuola, non è educazione ma un servizio di pura assistenza oraria fatta nei locali scolastici per genitori che non sanno dove lasciare i figli", scrivono ancora i sindacati nel contestare la proposta fatta dal Comune.